Il teatrino del sindaco avrà un prezzo E lo pagherà Milano

Dopo la sospensione (rientrata) è più debole Opposizione responsabile ma alleati glaciali

«Bene abbiamo scherzato» ironizzava ieri qualcuno a Palazzo Marino, «festeggiando" il ritorno di Beppe Sala in aula. Peccato che lo scherzetto, pur breve, del «temporaneo impedimento», non sia a costo zero. Per il sindaco, in primo luogo, e per la città. A presentare il conto politico della vicenda saranno in tanti. Perché al di là del fair play di quasi tutta l'opposizione e del muro di solidarietà che la sinistra - Basilio Rizzo escluso - gli ha costruito intorno, è chiaro che all'ex manager di Expo e alla sua giunta non verranno più fatti sconti.

L'appello dei sindaci, che ha rivelato oltre ad una vicinanza di categoria anche il più pragmatico timore di un precedente rischioso («se domani mi arriva un avviso di garanzia devo auto sospendermi per forza?» avranno pensato) ha dato fiducia a Sala, ma non è a loro che il primo cittadino deve rendere conto. Né tantomeno ad un Renzi al momento fuori dai giochi o ad un Gentiloni che pare più attento a riacchiappare i voti del Sud che a esaltare il ruolo di Milano nell'economia del Paese. Beppe il redivivo, che dice di sentirsi più forte e determinato di prima, è invece politicamente più debole di una settimana fa. I suoi avversari dentro e fuori dal Comune, che in barba a quanto sta succedendo a Roma, per fare un esempio a caso, hanno deciso di mettere in campo il vero «modello Milano» - quello di una città, cioè, che di Tangentopoli ne ha già vista una e non vuole trasformare le istituzioni in tribunali del popolo - si faranno sentire, c'è da scommetterci, molto presto. L'ombra di Expo, che già non era svanita con la chiusura della campagna elettorale, si è allungata sul palazzo e probabilmente condizionerà alcune delibere delicate. Una su tutte, quella di Cascina Merlata per cui la Lega, al di là dei toni insolitamente concilianti di Matteo Salvini, ha già annunciato le barricate. Idem il Movimento 5 Stelle, con l'ex candidato sindaco Gianluca Corrado che è tornato in clima da campagna elettorale e che da giorni non fa altro che chiedere a Sala di riferire in commissione Antimafia su eventuali infiltrazioni nell'organizzazione dell'Esposizione. E Forza Italia? La «responsabilità» dimostrata dalla linea, morbidissima, del gruppo, dovrà prima o poi riscuotere.

Il discorso di Mariastella Gelmini e gli auguri per il lavoro da svolgere, molto apprezzati dalla maggioranza, sono certo un regalo di Natale. Ma se dai nemici mi guardo io, dagli amici mi guardi Iddio. Perché all'interno della stessa maggioranza c'è chi deve rendere conto ai propri elettori: a quella base, cioè, che, sia nella minoranza dem che nella sinistra extra Pd, ha sempre denunciato l'incandidabilità di Sala, non tanto dal punto di vista tecnico quanto di un ipotetico conflitto d'interessi politico con il suo ruolo di commissario straordinario.

E questo, ieri, nell'intervento dell'ex coordinatrice di Sel e consigliera di SinistraXMilano Anita Pirovano è suonato piuttosto chiaro: «Non nascondo le perplessità che ho avuto sulla sua candidatura a sindaco, ma se oggi sono qui è perché sono convinta della mia scelta e mi fa specie chi oggi sostiene che la sua candidatura non era opportuna». Come Basilio Rizzo, ad esempio, o come molti militanti che non considerano certo la questione chiusa con un post su Facebook o con le scarne parole con cui Sala ha tentato di chiarire.

Insomma anche quelli che oggi, in nome del garantismo, tralasciano la vicenda giudiziaria ma battono il tasto su quella politica, aspettano di raccogliere i frutti di tanta benevolenza. «Ne vedremo delle belle», intanto, è il refrain sulla bocca di tutti.

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