Dal 20 febbraio il Piccolo Teatro aggiunge una nuova colorata, vivacissima e sorprendente tessera al mosaico goldoniano che, lungo tutta la sua storia, va componendo: è il teatro comico, nuova produzione affidata al regista Roberto Latini, artista straordinario nel rileggere con occhio e stile contemporaneo i classici della nostra tradizione teatrale.
Il magico meccanismo del palcoscenico è nel Teatro comico raccontato dall'interno, in un testo con il quale Carlo Goldoni prende per mano lo spettatore e lo porta con sé dietro le quinte, in mezzo a una compagnia di attori. Lelio, Beatrice, Placida, Eugenio, Florindo, ma anche Brighella, Colombina, Pantalone, il Dottore I personaggi goldoniani ci sono tutti e ci parlano, ci raccontano la loro sorpresa di fronte a un capocomico un po' particolare, Orazio (alter ego dello stesso Goldoni, interpretato da Roberto Latini) che ha pensato bene di farli uscire dalla «zona del comfort» della Commedia dell'Arte per spingersi alla scoperta di un nuovo modo di essere attori.
Di Orazio gli attori si fidano in cuor loro sono anche convinti che il cambiamento sarà un'ottima idea, dal momento che il modo di recitare «di una volta» è diventato insopportabile Però quante parole da imparare a memoria, senza poter fare affidamento sulle battute improvvisate che fanno tanto ridere il pubblico!
«Alla metà del Settecento - spiega Roberto Latini - Goldoni scrive una commedia che parla di teatro. È qualcosa che ha il sapore di Pirandello due secoli prima, ma sembra anche incredibilmente avere a che fare con altri autori del Novecento e con la capacità del secolo breve di riflettere su se stesso, da Antonin Artaud in poi, passando per Beckett, Pinter, Ionesco, fino ad Heiner Müller. Non è teatro nel teatro, piuttosto è la coscienza del teatro».
Ecco che nella sala di via Rovello, dove nel 1947 mosse i suoi primi passi un Arlecchino «reinventato» da Giorgio Strehler, il teatro comico di Roberto Latini veste nuovamente i panni del cambiamento, dell'esigenza di una ricerca teatrale per un teatro che muta pelle, si rinnova e si trasforma scoprendosi più vivo che mai; un teatro che riafferma la propria dimensione di «magnifico gioco», degli attori gli uni con gli altri e degli attori con il pubblico.
Tra gli appuntamenti di febbraio e marzo, ricordiamo, dal 13 febbraio al Teatro Studio Melato, il ritorno al Piccolo di Maria Paiato. L'attrice, già protagonista di straordinari spettacoli firmati da Luca Ronconi, è in scena in «Stabat Mater», dissacrante rilettura del drammaturgo contemporaneo Antonio Tarantino della maternità divina: nello spettacolo diretto da Giuseppe Marini, il sacro è scomparso, seppellito dalla violenza di un presente di miseria e di stenti, ai margini di una metropoli dei giorni nostri.
Dal 13 marzo, sul palcoscenico del Teatro Strehler, Franco Branciaroli è Medea, l'eroina di Euripide.
Daniele Salvo riallestisce lo spettacolo-evento del 1996, in cui Luca Ronconi ebbe l'intuizione di attribuire a uno dei suoi attori prediletti il ruolo della sposa di Giasone, la maga della Colchide, assassina dei propri figli per una micidiale miscela di gelosia e amore tradito.«Non interpreto una donna - spiega Branciaroli - ma un uomo che recita una parte femminile. Medea è un mito: rappresenta la ferocia della forza distruttrice».
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