«Una tenda? Le abbiamo lasciate nei nostri paesi»

«Con Boni ogni giorno c’è qualcosa di nuovo, non ci si annoia mai». Il presidente del centro islamico Abdel Hamid Shaari la prende con filosofia, la dichiarazione dell’assessore regionale per cui «in quel luogo non ci sarà una moschea». Shaari non alza il tiro, ma insiste: «Noi chiediamo un luogo per pregare, chiediamo che sia a Milano, che sia facilmente raggiungibile dai mezzi pubblici, e che possa contenere molta gente. Possiamo chiamarlo moschea, è un luogo di culto dignitoso. Una tensostruttura? Le tende le abbiamo lasciate nei nostri Paesi». E comunque, dove? Shaari non ha parlato direttamente con Divier Togni. «Vuole venderci il Palasharp?» ironizza. Potreste comprarlo? «Non so, quanto può valere?». A quanto arriverebbe la comunità musulmana per un acquisto immobiliare? «Noi dovremmo chiedere un aiuto ai nostri fedeli, e farci un giretto nei Paesi arabi. Però possiamo farlo solo se abbiamo qualcosa da far vedere, qualcosa di tangibile».

Il centro islamico è impegnato in sopralluoghi in tutta la città: «Ci sono decine di soluzioni che potrebbero andare bene - dice Shaari -. Bovisasca, Affori, immobili pubblici diroccati». Luoghi che consentirebbero al centro islamico di lasciare - dopo anni - la sede di viale Jenner: «Ma solo se troviamo qualcosa di concreto».

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