Terme e hotel quattro stelle: il cin cin dell'acqua frizzante

A San Pellegrino nuovo look per la sede dell'azienda Poker di archistar per ridisegnare fabbrica e negozi

Paola Fucilieri

nostro inviato

a S. Pellegrino Terme (Bg)

Tutta la vita in una bottiglia. Se però l'involucro in questione è quello della San Pellegrino - leader mondiale del mercato delle acque da tavola nonché la più grande realtà nel campo del beverage in Italia - non si tratta certo di un'acqua comune, di un prodotto qualunque. Bensì di una bevanda che, prima di arrivare nei nostri bicchieri, scorre 30 anni nella roccia e dal 1899 ha mantenuto pressoché inalterate le proprie caratteristiche minerali. Di una bevanda che è nella nostra storia e continua a nutrirci e a farci sognare.

Basti pensare che al ritmo di produzione di 5 milioni di bottiglie al giorno, dallo stabilimento di San Pellegrino Terme partono ogni settimana 1080 camion diretti in oltre 140 pesi al mondo. E che in quella bottiglie e bottigliette (non dimentichiamoci il bitter, l'aranciata e tutte le altre bibite analcoliche) è passata e fluita la storia di uomini e donne che, in questa azienda, ne proteggono e tutelano le caratteristiche con una costanza e una passione che il trascorrere del tempo potrà solo raffinare, intensificare, conservando nell'eccellenza del prodotto il connubio inscindibile tra natura e territorio.

Proprio per questo non sorprende che il gruppo San Pellegrino - acquisito nel 1998 dalla multinazionale svizzera degli alimentari «Nestlé» insieme a Levissima, Acqua Panna, Vera e Recoaro - abbia stanziato 90 milioni di euro affinché quattro studi di archistar di fama mondiale potessero ridisegnare la flagship factory, cioè l'azienda della Val Brembana simbolo del brand perché è naturalmente qui e solo qui, nella verdissima val Brembana, che c'è la sorgente dove tutto ha avuto e continua ad avere inizio, giorno dopo giorno, secolo dopo secolo. È qui, tra lo splendido scenario di edifici liberty, come quello del casinò e delle terme (il gruppo Percassi a febbraio ha presentato i disegni del nuovo albergo delle terme, un quattro stelle con un centinaio di camere la cui apertura è prevista per il 2018, con il legno che farà da elemento caratterizzante e che sorgerà nei pressi dell'ex Villa Giuseppina e sarà collegato direttamente al centro termale gestito da «QC Terme» e del centro commerciale-residenziale, ndr) che gli architetti Michele De Lucchi (unico italiano), lo studio danese Big (Bjarke Ingels Group), l'olandese Mvrdv e il norvegese Snøhetta hanno raccolto la sfida del 50enne Giorgio Mondovì, responsabile per Nestlé di tutte le attività di San Pellegrino nel mondo, e dei suoi collaboratori - per ridisegnare la fabbrica, con un bar ristorante e un negozio, raccontando, al tempo stesso, la storia di quest'acqua ormai mito ai giovani.

«Quando avremo scelto il progetto, un'impresa ardua visto che si sono rivelati tutti e quattro molto entusiasmanti, straordinarie fonti di ispirazione - ha spiegato Mondovì alla platea delle terme giovedì, dopo l'intervento degli architetti e la presentazione delle loro opere -, prevediamo un percorso di 3 anni di lavori, durante i quali la fabbrica resterà operativa al cento per cento. Il grande investimento non subirà variazioni di sorta: gli architetti sapevano di avere un budget ben definito e di non poterlo sforare. Con questa realizzazione vogliamo un miglioramento dell'aspetto logistico dello stabilimento, ma anche della comunità».

Della giuria - coordinata dal professor Luca Molinari, ideatore della gara - fanno parte, tra gli altri, Laudomia Pucci, ceo di Emilio Pucci, l'architetto e designer Giulio Cappellini, l'architetto Elena Manferdini ed Edwin Heathcote, architetto e critico di design del Finacial Times.

Entusiasmante e futuristico il progetto dei danesi Big, fondato sulla stella simbolo di San Pellegrino e pareti d'acqua;

molto legati al territorio e alla storia locale, ispirati al concetto minimalista del less is more quelli degli studi Mvrdv e Snøhetta; recinzioni di sasso vetro e metallo all'esterno e interni di legno quello di De Lucchi.

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