La terribile morte di La Rosa: "Ucciso dai vapori acidi"

Il medico legale descrive gli ultimi attimi di vita del calciatore, tramortito e chiuso in un bidone

La terribile morte di La Rosa: "Ucciso dai vapori acidi"

Scorrono sullo schermo, scandite dalla spiegazione clinica e precisa dell'anatomopatologa Cristina Cattaneo, le immagini che raccontano gli ultimi attimi di vita di Andrea La Rosa. Per l'omicidio del giovane calciatore sono a processo Raffaele Rullo e la madre Antonietta Biancaniello. I due imputati restano impassibili durante la deposizione dell'esperta, nonostante i dettagli crudi. La Rosa sarebbe stato prima colpito al volto con un coltello, poi stordito con i farmaci e infine spinto dentro un fusto che conteneva acido cloridrico. A ucciderlo sono state la mancanza di ossigeno e le esalazioni della sostanza tossica. L'incubo ha avuto soltanto una attenuazione: forse la vittima non era cosciente quando è stato chiuso nel bidone.Raffaele Rullo se ne sta chiuso nella gabbia, con la sua faccia da ragazzo qualunque, a giocare col telefonino mentre in aula scorrono le immagini dell'orrore. Arriva Cristina Cattaneo, medico legale, a raccontare come venne ucciso Andrea La Rosa, il calciatore del Brugherio finito nel giro di Rullo, fatto di ragazze facili e soldi sporchi. Per Rullo e per sua madre - che se ne sta anche lei poco più in là, anonima, quasi insignificante - la Procura si prepara a chiedere la condanna all'ergastolo. Eppure, mentre gli ultimi attimi di vita di La Rosa vengono ricostruiti in aula, madre e figlio appaiono imperturbabili.

E dire che quanto la Cattaneo e gli altri periti raccontano alla Corte d'assise è destinato a pesare sulle emozioni dei giudici popolari, e inevitabilmente a condizionarne le decisioni. Perché il quadro che ne esce è quello di un delitto tanto nebbioso nelle sue motivazioni (di soldi, sicuramente: ma quanti, quali e perché, non si sa) quanto preciso nelle sue dinamiche. Sono dettagli già presenti nelle carte dell'inchiesta, condotta dai pm Maura Ripamonti ed Eugenio Fusco, ma che ascoltati in aula, nella chiarezza delle parole della Cattaneo, hanno l'impatto di un cazzotto. Il povero La Rosa, spiega la dottoressa, era ancora vivo quando venne ficcato a forza nel bidone in cui poi venne trovato. A ucciderlo non furono le ferite al volto ma la mancanza d'aria e i vapori dell'acido cloridrico versato nel bidone. Una morte atroce.

Le slide più indigeste, quelle con le foto del corpo, vengono proiettate fuggevolmente. Per rendere tutto più chiaro e meno crudo, la Cattaneo ha preparato un disegno della testa di La Rosa. Racconta l'autopsia: «Si vedevano due tipi di lesioni, quelle da acido cloridrico e quelle da arma bianca, cinque lesioni da taglio al volto e al collo piuttosto superficiali. Nessuno dei due tipi di lesioni ha a che fare con la morte».

Come morì, allora? «La causa l'abbiamo scoperta prelevando i visceri ancora leggibili e i tessuti polmonari, che indicano una morte da asfissia meccanica. Abbiamo trovato nei polmoni lesioni classiche da vapori acidi, e nella milza tracce di acetone, spesso legato a morti asfittiche. Intendo dire che quando La Rosa fu messo nel bidone era ancora vivo, stava morendo per la compressione (lo avevano praticamente piegato in due, ndr) ma ha avuto anche l'ingestione dei vapori come causa di morte. Nessuna delle ferite poteva essere mortale, è morto per asfissia dentro il bidone».

Unica attenuazione dell'incubo, il fatto che la vittima forse fosse incosciente: l'autopsia, spiega il tossicologo Domenico Di Candia, ha trovato

tracce di benzodiazepine, utilizzate per intontirla o addormentarla. Lo stesso tipo di farmaci che poi vengono trovati in due siringhe, a casa di Rullo. È una prova cruciale. Chiuso in gabbia. Rullo smanetta sullo smartphone.

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