Cronaca locale

Test, ora Sala fa il virologo: "Decisione contraddittoria"

Il sindaco: "La Regione dice che sono inutili e poi li fa". Gallera: "Noi seguiamo le indicazioni della scienza"

Test, ora Sala fa il virologo: "Decisione contraddittoria"

Questa volta dietro la «mascherina» c'è tanta voglia di fare polemica. Il sindaco Beppe Sala ieri mattina, nel solito messaggio alla cittadinanza, è tornato a chiedere chiarmienti alla Regione e al Ministero della Sanità sui test sierologici. L'occasione la delibere regionali di martedì in cui la Lombardia dà «Indicazioni in merito ai test sierologici» e «Determinazioni in merito al trattamento informatico ed economico della prestazioni del test molecolare per il Sars-Covid2», in cui la Regione apre anche ai privati la possibilità di effettuare i test sierologici per l'individuazione degli anticorpi immunizzanti, a carico però delle aziende.

«Chiedo al presidente delle Regione Fontana e al ministro della Salute Speranza di fare chiarezza su cosa pensano esattamente dei test sierologici e in più a Speranza chiedo: ma come pensabile che se un cittadino italiano è lombardo o veneto abbia un trattamento diverso rispetto ai test?». Sabato il Ministero ha emanato il decreto sulle «Misure urgenti in materia di studi epidemiologici e statistiche sul Sars-COV-2» che dà il quadro regolatorio per lo screening alla popolazione, tramite test sierologico, per capire quale sia la percentuale di italiani, divisi per fascia di età e categoria, che è venuta in contatto con il virus. Per il resto, sta alle regioni - spiegano dal ministero - competenti in materia sanitaria, dare le indicazioni.

«I miei concittadini mi chiedono di fare i test e sono tanti i miei dipendenti del Comune che sono pronti a tornare al lavoro se facciamo loro il test. Capirete il mio imbarazzo» continua Sala. In realtà per un rientro in totale sicurezza al lavoro «basta» (fatta salva la premessa fondamentale di non avere febbre o sintomi influenzali) rispettare il distanziamento sociale, indossare mascherina e guanti, aver rispettato la quarantena e non aver avuto contatti con persone contagiate. Il tampone di per sé, infatti, «fotografa» la presenza del virus nel corpo solo nel momento in cui lo si esegue, quindi può dire solo se in quel determinato giorno la persona ha il virus. Il test sierologico, invece, verifica la presenza di anticorpi nel sangue, che indicano che quel tale individuo è venuto in contatto con il virus. Gli anticorpi a breve termine indicano che si ha l'infezione in corso, quelli a lungo termine o neutralizzanti (IgG) che si è sconfitta l'infezione. La condizione ideale quindi è quella che vede pochi IgM, che indicano che non si ha l'infezione in corso, tanti IgM nel sangue che dicono che si è avuta e sconfitta la malattia e due tamponi negativi a distanza che indicano che non si ha il virus, quindi non si è contagiosi. Impensabile continuare a eseguire tamponi alle popolazione, operazione anche inutile per la ripresa. Basta rispettare le condizioni di Regione Lombardia per la Fase 2 per un rientro sicuro al lavoro per sè e per gli altri.

Ma Sala non molla: «Il sindaco è il responsabile della condizione di salute della popolazione del suo territorio, una bizzarria perché, di fatto, il sindaco non ha alcun potere». E di nuovo definisce la delibera «bizzarra perché pochi giorni fa lo stesso assessore invitava tutti a non fare i test, in quanto li riteneva inutili». «La Regione si è attenuta alla circolare del Ministero - replica secco l'assessore al Welfare Giulio Gallera - Se il sindaco mi avesse chiamato glielo avrei spiegato. La nostra posizione recepisce le indicazioni della scienza, degli organismi europei, dell'Iss e del ministero della sanità».

Quindi? Il sindaco «indulge in polemiche e domande retoriche, forse perché ha poco da dire di quello che sta facendo per i milanesi».

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