Il ciclo di spettacoli che inizia domani al Franco Parenti, e che prosegue sino a maggio del prossimo anno, si intitola laconicamente «Politica e sentimenti», lasciando nel vago le coordinate geografiche e cronologiche del rapporto fra queste due categorie. Però scorrendo il programma ci si accorge immediatamente che la rassegna prende di mira un luogo e un tempo ben precisi: l'Italia del secondo Novecento, dal crepuscolo del regime fascista fino all'epilogo della Prima Repubblica. Entrando poi nel vivo dei singoli spettacoli si intuisce qual è il loro filo conduttore: dall'indagine sul retroscena umano delle ideologie (e di quella di sinistra in particolare), fnio al ruolo giocato al loro interno dalla fragilità, dalla solitudine e talvolta anche dall'inadeguatezza dei protagonisti della politica italiana che hanno segnato il secolo scorso.
Il ciclo prende avvio domani con «Esequie solenni», un bello spettacolo, che merita pienamente di essere visto, tratto da un testo di Antonio Tarantino (forse il più cesellato sul piano drammaturgico di un autore dalla produzione fluviale) e diretto con ingegno, raffinatezza e una forte dose di partecipazione emotiva da Andrée Ruth Shammah. Sul palco della Sala Grande del Parenti va in scena uno spiazzante gioco delle parti: a condurlo sono due «vedove della Repubblica», Franca De Gasperi e Nilde Iotti, che nell'imminenza del funerale del leader stirico del Partito Comunista Palmiro Togliatti si confrontano sulla necessità di sacrificare la loro vita privata sull'altare della politica. L'intarsio tra dettagli biografici (alcuni dei quali decisamente poco noti o addirittura inediti, altri semplicemente leggendari, ma comunque emblematici di un clima esistenziale) e vicende storiche si snoda un po' rocambolescamente, con spunti ironici e squarci visionari, ma è sostenuto da un ritmo decisamente meticoloso e cadenzato, quasi si trattasse di un dramma classico.
Se il programma delle rappresentazioni di «Politica e sentimenti» si svolgesse secondo l'ordine cronologico dei temi che affronta, il ciclo dovrebbe prendere avvio con «Gli indifferenti», lo spettacolo attraverso cui Fabrizio Gifuni indaga sul «dietro le quinte» del ventennio fascista: un collage teatrale di frammenti di diari privati, canzoni, documenti storici, testi scritti o prediletti tra gli altri da Indro Montanelli, Arturo Toscanini, Piero Gobetti, Carlo Emilio Gadda e Piero Calamandrei. Dovrebbe quindi proseguire con tre pièce che si focalizzano sui protagonisti della storia del PCI; anzitutto su Palmiro Togliatti, visto attraverso gli occhi del figlio Aldo (in «Nel nome del padre», con Patrick Rossi Gastaldi e Margherita Buy), poi su Nilde Iotti (in «Storia eccezionale di una donna normale», con Michela Cescon) e infine su Enrico Berlinguer (in «Berlinguer - I pensieri lunghi », di Giorgio Gallione).
Sarebbe quindi la volta di «L'affaire Moro», il libro di Leonardo Sciascia sul rapimento dello statista democristiano, allo stesso tempo un saggio illuminante e un piccolo capolavoro letterario, portato in scena da un attore e regista di rara intensità espressiva qual è Roberto Trifirò.
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