Torna libero l'accusato per gli appalti Amsa Napoli vince il ricorso

Il Riesame revoca gli arresti domiciliari e il prefetto rimette la sua ditta in white list

Torna libero l'accusato per gli appalti Amsa Napoli vince il ricorso

É la white list della Prefettura di Milano, l'elenco delle aziende «buone», quelle che danno garanzia di operare nel rispetto delle regole. L'iscrizione della Simedl srl, settore «estrazione e trasporto terra e materiali inerti», scadeva il mese scorso. E ora la Prefettura l'ha rinnovata per un altro anno: nuova scadenza, 22 maggio 2020. Cosa c'è di strano? C'è che la Simedil è di Renato Napoli, l'imprenditore che il 7 maggio è stato arrestato insieme ad altre 42 persone nella retata «Mensa dei poveri», l'operazione della Procura milanese che qualcuno ha frettolosamente chiamato «la nuova Tangentopoli». E Napoli, nel teorema accusatorio, ricopriva un ruolo cruciale: era lui, secondo i pm, il personaggio-simbolo dell'inchiesta, uomo di criminalità economica ma anche con ombre di criminalità organizzata. Proprio dalla figura di Napoli era partita l'indagine, e proprio la sua presenza nelle carte ha permesso che a condurre l'inchiesta fosse il pool antimafia della Procura.

Ma ora la Prefettura rinnova il certificato di buona condotta all'azienda di Napoli. Una decisione che suona come una smentita alle tesi del giudice che lo ha arrestato definendolo «assai vicino ad esponenti di spicco delle famiglie calabresi dedite al crimine organizzato, esponenti a cui spesso si rivolge per ottenere o per elargire favori di vario genere». E a pochi giorni di distanza dalla decisione della Prefettura, Napoli incassa un altro risultato: il Tribunale del Riesame annulla l'ordinanza di custodia agli arresti domiciliari emessa contro di lui nell'ambito del bliz. Da ieri pomeriggio Napoli è libero, unico vincolo il divieto di fare affari con la pubblica amministrazione. La Simedil e la Edilnapoli, però, potranno continuare a fare appalti, visto che Napoli si è dimesso da entrambe.

É la prima volta che la maxinchiesta della Procura subisce uno stop così netto. Finora tutti gli indagati che si erano rivolti al tribunale del Riesame per ottenere la revoca o almeno la attenuazione del provvedimento che li aveva colpiti si erano visti rispondere picche: a partire dai più in vista tra gli arrestati, il consigliere regionale Fabio Altitonante e il consigliere comunale Pietro Tatarella, rispettivamente ai domiciliari e in cella a Opera. Ieri si è tenuta l'udienza per Rino Caianiello, il dominus di Forza Italia nella zona di Busto, anche lui in cella: la decisione non è stata ancora presa, ma le chance di vittoria sono scarse.

Invece per Napoli, difeso dall'avvocato Alessandra Bianchetti, successo quasi pieno. Il che, in attesa delle motivazioni, lascia supporre che il ruolo dell'imprenditore sia stato un po' sovradimensionato: a partire dai legami criminali, visto che dal certificato penale agli atti del processo Napoli risulta incensurato, e la conferma dell'inserimento nella white list va nella stessa direzione.

In concreto, poi, la Procura accusava Napoli solo di due episodi di turbativa d'asta per altrettanti appalti Amsa: e ieri la difesa ha prodotto documenti che dimostrano come l'appalto più robusto, per lo spalamento della neve, fosse stato assegnato in realtà a un concorrente, e Napoli lo avesse poi ottenuto grazie a un ricorso al Tar.

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