«Quel bianco tuo candor, neve...». Il silenzio melodioso dei fiocchi di Sant'Ambrogio ha fatto concorrenza alla bacchetta di Barenboim quest'anno sotto il Castello, dove sui candidi tettucci degli «Oh Bej! Oh, Bej!» la neve ha iniziato ad attecchire già dalle tre del pomeriggio. Se gli animalisti hanno disertato la Scala, avrebbero potuto fare una capatina al banco delle pellicce del mercatino, con tanto di volpi e visoni vintage, musetto e codino compresi come usavano le nonne, dai sessanta ai cento euro, e giacconi in volpe.
Tra la ronda della Polizia, intenta a chiedere le regolari licenze, le lamentele degli espositori ripetono le nenie, non natalizie ma quelle della crisi. Per combatterla non si gioca sulla tradizione ma sui maglioni di Abercrombie&Fitch per donna e uomo. Originali? In colori classici per andare sul sicuro. Cinquanta euro i primi, sessanta i secondi. Gli «scacciapensieri» di Claudia Bertoletti sono fatti con una saponetta rosa, legni e la casetta dei gufi che da ultima pende dalla treccia. «Ci vogliono - conferma la titolare dell'azienda di saponi di Como -. Andiamo avanti grazie alla passione per il nostro lavoro e alla volontà di continuare a credere che le cose cambieranno dopo questo momento nero». La gente passa, ma apre più l'ombrello del portafoglio. Le donne contrattano gli sconti: «Di più, di più, siamo venute anche sotto la neve, toglietici più euro!».
Le frittelle fumano nelle mani dei passanti infreddoliti; il profumo di zucchero si miscela al «Profumo di Milano» a base di legni dell'azienda «Gli angeli di Milano» e a quello dei numerosi banchi di fiori che, stelle di Natale a parte, espongono soprattutto piante grasse: la coda di scimmia lunga, pelosa e la coda di topo sottile. Venticinque euro. Attira il banco dell'artigianato fiorentino, gestito da una ragazza della Val D'Aosta. Le buste in velluto, ottime anche per una serata elegante, i portagioielli, gli astucci, i sacchettini da biancheria con fiorellini in raso e pizzi discreti, sempre in velluto rosa, verde, viola non sono numerosi; sono pezzi unici perché si gioca più sulla qualità che sulla quantità dato che l'acquisto non è proprio sicuro.
La cesta della fortuna, una ciotola in terracotta con lenticchie, fagioli e semi, più una monetina, è ammirata ma resta sotto la tenda da cui la neve scivola con grazia sui rami di pino dei fiorai. Nei banchi indiani i gioielli in argento sono cosucce di routine, niente di appetibile, così l'iniziativa esotica si butta sulle perle irregolari, raccolte in una vaschetta e vendute ad una ad una. Due euro per ogni pezzo color argento, indaco, marrone dorato. Cinquanta centesimi invece per i diversi pezzulli in legno, in finto argento o oro con cui costruirsi da sole una collana. E visto il boom del fai da te non sarebbe stato male trovare agli «Oh Bej! Oh Bej!» gomitoli di lana e ferri per le sciarpe natalizie, lane cotte e feltri molto in voga per confezionare giacche e babbucce.
Il «Topo-lino» è un cuscinetto imbottito di semi di lino da mettere sul polso per proteggerlo dallo stress dell'uso del computer. Ha immagini di gatti, cagnolini, gufi.
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