Tre uomini soli e un'accusa vergognosa

Tre uomini soli, un padre e due figli. Che - visti i tempi non proprio spensierati - cercano di sopravvivere, di tirare avanti. «Vorremmo farlo con dignità, il coraggio non ci manca. Tuttavia capita che, senza offrirci alcuna forma di aiuto, vengano a insultarci persino tra le mura di casa dicendoci che puzziamo. E questo è inaccettabile, soprattutto perché nel nostro stabile, dove conosciamo tutti, nessuno si è mai lamentato apertamente della nostra famiglia per ragioni legate al cattivo odore proveniente dall'abitazione o altro. Perché, invece, non mi offrono un lavoro? Sono anni che lo chiedo al Comune!».
Gianmarco Colombo ha 39 anni ed è invalido civile al cento per cento. Vive in un appartamento del Comune a Garbagnate Milanese, in via Pergolesi 2, un bel caseggiato abitato da 120 famiglie. Con lui risiede il fratello Gianluca, un 47enne pure lui invalido al cento per cento (ma, al contrario di Gianmarco, anche inabile al lavoro) e il padre di 72 anni, Giancarlo, un pensionato malato di una grave forma di diabete. La madre, la signora Irene, ex dipendente della Rinascente e vero «motore» della famiglia, se n'è andata due anni fa per un tumore al cervello che, nel giro di quattro mesi, se l'è portata via a soli 66 anni. «Dopo la morte di mia mamma ci siamo trovati isolati, ma ce la caviamo. Qualcuno ci telefona, nel palazzo abbiamo diversi conoscenti» spiega Gianmarco senza nascondere le lacrime al ricordo della mamma.
Il signor Giancarlo percepisce la pensione minima (con la riversibilità supera di poco i mille euro al mese), i figli la pensione d'invalidità (280 euro a testa al mese ) ma non l'accompagnamento «perché entrambi siamo in grado di camminare» sottolinea Gianmarco.
Siamo andati a controllare e possiamo assicurare che, a parte un po' di disordine, casa Colombo non ha nulla che non va. C'è la tivù, si pagano regolarmente le bollette della luce, l'affitto dilazionato in 400 euro trimestrali, le spese condominiali. Inoltre, il padre e i due figli non hanno debiti in giro con negozi o fornitori. Insomma: per tre uomini soli e in queste condizioni è già tanto. Ma non per il Comune di Garbagnate. «A luglio e ad agosto i servizi sociali ci hanno fatto notare che la nostra abitazione non era sufficientemente pulita, sollecitandoci ad assumere un'impresa di pulizie. E obbligando i miei figli a spogliarsi davanti a loro per farsi la doccia come in un lager - racconta il signor Giancarlo -. Qualche giorno fa si sono presentati due assistenti sociali e un fiduciario del Centro psico sociale e, senza tanti complimenti, ci hanno detto che puzziamo, facendoci notare che qualcuno tra i condomini nel corridoio davanti al nostro appartamento avrebbe messo un deodorante solido applicandolo alla presa dell'elettricità proprio per sollecitarci a cambiare.

Infine ci hanno minacciati, non so a quale titolo, di non mandarci più i pasti comunali a meno che non ci decidiamo ad assumere un'impresa di pulizie che non possiamo permetterci. Invece delle minacce a noi servirebbe solo un po' di comprensione».

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