Un affronto alla memoria e al partito. Perché la scritta «A morte i leghisti» non è comparsa su un muro qualunque di una città qualunque, ma sulle pareti di cinta del cimitero di Lazzate - comune della Brianza e roccaforte del Carroccio , dove è stato sepolto nel luglio scorso Cesarino Monti, imprenditore ed eletto sindaco proprio a Lazzate per due consecutive - dal 1997 al 2006 - e per una terza nel 2011, oltre a rivestire la carica di assessore al Territorio dal 2006 al 2011. Insomma, da quelle parti un'icona.
Non solo. Monti - senatore, vicepresidente della commissione Ambiente di Palazzo Madama e membro anche della commissione Industria - è stato anche lo sfidante di Matteo Salvini nella corsa alla segreteria del partito del maggio scorso, poi conclusa con la vittoria del giovane lumbard, capace di raccogliere il 76% delle preferenze. «Sappiamo che da anni mio padre era nel mirino di frange di estrema sinistra - spiega - il figlio Andrea -, già vittima in passato di minacce di sedicenti Brigate Rosse. Gli inquirenti ci diranno se anche questo atto arriva da quel mondo; per me questi sono solo degli imbecilli e dei vigliacchi, dei poveretti che al cospetto di un uomo come Cesarino Monti non possono che scomparire». «La risposta migliore che daremo a questi delinquenti e vigliacchi - conclude - è la grande festa in onore di Cesarino. Invito alla mobilitazione tutti i leghisti e tutti i cittadini di Lazzate e della Padania, saremo in tanti sabato e quella sarà la risposta migliore». In serata, i familiari di Monti hanno ricevuto una telefonata di solidarietà di Roberto Maroni, segretario del Carroccio.
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