Tumore, la first lady racconta «Mia fortuna scoprirlo presto»

Tumore, la first lady racconta «Mia fortuna scoprirlo presto»

Lei fa parte delle donne fortunate. Di quelle, cioè, che dopo una comune visita di controllo si sono accorte di avere un tumore. In tempo. E sono riuscite a curarsi. Ora Cinzia Sasso, la giornalista moglie del sindaco Giuliano Pisapia, si sente in dovere di fare qualcosa per aiutare a diffondere la prevenzione. Quella stessa prevenzione che a lei ha salvato la vita. Per questo ha deciso di fare da testimonial alla giornata «Ieo per le donne», la manifestazione voluta dall'istituto europeo di oncologia di Umberto Veronesi.
«Sono fortunata - spiega la first lady milanese - perché ho scoperto il tumore, e l'ho scoperto in tempo». È il 2009 quando la giornalista scopre di essere malata: «Fino ad allora non avevo mai avuto nulla, solo qualche raffreddore. Poi mi hanno trovato un nodulo, che si è rivelato benigno, sono iniziati alcuni accertamenti e mi sono trovata davanti al medico che mi ha detto: “Ha un cancro, deve operarsi“. Alla notizia Giuliano era più sconvolto di me, sembrava in lutto».
Una notizia del genere sconvolgerebbe chiunque, racconta dal palco del Teatro dal Verme, di fronte a più di mille donne: «Mi è cascato il mondo addosso, ma allo stesso tempo, quando ho dovuto raccontare a mio figlio quello che stava succedendo, gli ho detto che ero fortunata, perché ho scoperto la malattia in tempo. E lo penso veramente». Il messaggio della giornalista, in sostanza, è questo: «Bisogna fare di tutto per evitare che le donne arrivino a scoprire la malattia quando è troppo tardi, perché è così che si fa diventare il cancro una parentesi aperta e poi chiusa nella tua vita».
Questa la battaglia intrapresa anche da Veronesi e dal suo staff per aiutare le donne che, una volta uscite dall'ospedale con una diagnosi di tumore, «si trovano nella solitudine più completa». Il centro dell'oncologo ha organizzato al teatro Dal Verme la giornata dedicata alle donne colpite da cancro. E sono state un migliaio le partecipanti, ex pazienti e non, che hanno dedicato all'oncologo una vera e propria standing ovation. «Quello che vogliamo - ha spiegato Veronesi - è sentire le reazioni delle donne alla malattia, sapere come l'hanno vissuta in famiglia, con il proprio partner, con gli amici o sul lavoro». Come uomo e «medico delle donne», ha spesso ribadito, «dico che non bisogna mai dimenticare il lato psicologico, un aspetto troppo importante per la salute e il benessere della persona».


Diverse pazienti hanno portato sul palco del teatro la loro storia: da Pina, imprenditrice, che ha raccontato quanto la malattia l'abbia avvicinata alle altre donne, comprese le sue clienti, a Elena, autrice anche di un video contro il femminicidio, «salvata» anche dalla lezione di vita che le ha impartito la sua piccola figlia: «La vita deve diventare un esercizio di fantasia». E tante altre che lottano in silenzio ogni giorno e continuano a fare le mamme, le mogli e le lavoratrici con la tenacia e la forza di chi vuole guarire.

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