MiTo si fa bio. La rassegna di musica lungo l'asse Milano-Torino quest'anno si immerge nella natura. Lo chiarisce il nuovo logo: la effe dei fori di risonanza del violino che diventa il dorso di un uccellino. In tutto, 140 concerti divisi equamente fra le due città, la metà dei quali gratuiti, per il resto, la quota massima di un biglietto è pari a 30 euro. Debutto il 3 settembre alla Scala con l'Orchestra Mahler diretta da Metzmacher e Thibaudet al pianoforte, musiche di Dvorak, Ravel, Gershwin e Clyne. Chiusura il 20 settembre agli Arcimboldi con la Filarmonica scaligera diretta da CHailly. Non c'è un solo programma lasciato al caso, tutti si riferiscono al tema di partenza declinato, poi, in sottotitoli. Non è un festival trasversale (espressione elegante che spesso sta per gran calderone) che ponga a dialogo diversi generi musicali, è semmai centrato sulla musica classica: di ieri e di oggi. Qui il punto. MiTo coinvolge 115 compositori viventi con lavori spesso in prima italiana. E' la seconda edizione affidata al direttore artistico Nicola Campogrande, firma di una rassegna con tutti i crismi, dalle proposte ben orchestrate, nate dalla combinazione vincente di interpreti e programmi, ragionevole poi l'equilibrio fra artisti italiani e stranieri. Rispetto all'anno scorso, questa edizione offre anche qualche nome importante.
I luoghi coinvolti sono 29, si parte dalla Scala per arrivare alla periferia con soste nei teatri Litta, Elfo, Dal, Verme, Leonardo, Ringhiera, nelle chiese di San Gregorio, Sant'Alessandro, ma anche abbazie (di Santa Maria Rossa in Crescenza) e basiliche (Sant'Ambrogio, San Marco, San Vincenzo in Prato). Quindi università e luoghi d'arte (Triennale). Costo dell'intera operazione: intorno ai 3 milioni, che l'anno scorso, parola di Anna Gastel, la presidente- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.