Le ultime pagine di Debussy per una serata alla «francese»

Domenica alla Fabbrica del Vapore va in scena «Elègie» Così la Civica di Musica ricorda il genio del Novecento

La Civica Scuola di Musica «Claudio Abbado» e i suoi studenti omaggiano Claude Debussy a cento anni dalla morte, domenica 25 marzo, nel giorno esatto della sua scomparsa: «Elégie», alla Fabbrica del Vapore, è il primo di una serie di appuntamenti dedicati dalla Civica, diretta da Andrea Melis, al compositore francese. Un contributo che, punteggiato da letture, dalle 20,30, guiderà nella rivisitazione delle pagine conclusive del musicista.

«Elégie» è anche il penultimo brano per pianoforte di Debussy: breve, suggestiva pagina tornata alla luce nel 1878, a più di 50 anni dalla sua composizione, destinata a un album intitolato «Pages inédites sur la femme et la guerre», «Pagine inedite sulla donna e la guerra». L'opera, spia dello stato di rassegnazione in cui si trova l'autore, venne scritta il 15 dicembre 1915, quando, non ancora ristabilito da un'operazione affrontata poco prima, Debussy è turbato dagli eventi della prima guerra mondiale. In programma anche le tre ultime sonate: la «Troisième Sonate» risale all'aprile 1917, ma, sempre del 1915, anno in cui si registrano intensi mutamenti di ispirazione, è la «Première Sonate» per violoncello e pianoforte, ricerca condotta, nel devastante panorama storico del tempo, per promuovere l'eredità della musicale della cultura francese, e la Deuxième Sonate, «terriblement triste, et je ne pais s'il faudra rire ou pleurer en l'ecoutant. Peut-être le deux», come confida il compositore all'amico Godet.

Ancora del 1915, anno inquieto ma ricco di fermento creativo, è «Noël des enfants qui n'ont plus de maison», i cui protagonisti sono bambini rimasti orfani: canzone natalizia per voce e pianoforte composta nel pieno della guerra, e, contemporaneamente, testo concepito, dallo stesso Debussy, come limpida e disperata condanna dell'invasione tedesca in Francia («Nous n'avons plus de maisons!/Les ennemis ont tout pris, tout pris, tout pris,/Jusqu'à notre petit lit!»). Del marzo 1917, infine, è «Les Soirs illuminés par l'ardeur du charbon», l'ultimo pezzo per piano: testimonianza toccante, il cui titolo è tratto da un verso di Baudelaire, del disagio sofferto da Debussy nell'anno che ne precede la morte.

Si tratta di un brano scoperto di recente, collocato presumibilmente tra i mesi di febbraio/marzo, come si evince dalle lettere indirizzate a M. Tronquin, il commerciante che Debussy, con questa composizione, volle ringraziare per aver contribuito a rendere meno penosa la sua situazione di salute con la fornitura di carbone .

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