A Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, si è discusso fino alle 3,40. Per più di 15 ore sul tavolo del consiglio comunale c'è stata l'istituzione di un registro per le unioni civili. Alla fine, con 29 sì, 7 no e 4 astenuti, l'ha spuntata la linea di Giuliano Pisapia, che del tema aveva fatto un cavallo di battaglia.
Una vittoria "mutilata" dall'ala cattolica della maggioranza che ha costretto il sindaco a precisare che il registro non sarà una premessa ai matrimoni omosessuali. "Lo escludo", ha detto Pisapia sottolineando che si tratta solo di un atto amministrativo e che per fare un ulteriore passo verso le nozze tra persone dello stesso sesso non basta: "Servirebbe una legge del Parlamento, probabilmente anche di ordine costituzionale", ha precisato.
Altro scoglio il Pdl, che ha presentato un emendamento in cui si parla di "famiglia anagrafica", ben distinta dalla famiglia tradizionale. Alla fine, però, i no sono arrivati solo dalla Lega, secondo cui si tratta di "regole già esistenti" e da alcuni esponenti del Pdl. A forza di mediazioni si è così arrivato a un documento che istituisce presso l’anagrafe un registro separato, specificatamente dedicato alle Unioni civili , agganciato alla normativa statale che disciplina la famiglia anagrafica (art. 4 DPR 223/1989). Per iscriversi bisognerà quindi avere la stessa residenza. Solo allora si avrà un regolare attestato.
Nonostante la mediazione e il raggiungimento più formale che concreto dell'obiettivo, a Palazzo Marino si è fatto festa. Consiglieri, esponenti dell'Arcigay e qualche cittadino hanno stappato lo spumante.
"È una bella giornata per Milano", ha detto entusiasta Pisapia, "da domani gli uomini e le donne che si vogliono bene saranno più felici e io sono felice per questo. Sono sicuro che questo voto sarà di stimolo al Parlamento".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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