di Luca Doninelli
Diceva Sofocle che, prima di definire felice un uomo, occorre attendere che il suo cammino sulla terra sia concluso. L'immenso poeta greco conosceva bene le voragini che possono spalancarsi sotto i piedi dell'uomo più giusto di questo mondo, un istante prima che la morte venga a ghermirlo, così come i soprassalti di speranza che possono aprire porte luminose anche al termine di una vita stentata.
E' così che i bravi insegnanti ci hanno trasmesso l'idea dell'uomo come l'ha formata la nostra grande civiltà. Il destino del cardinale Carlo Maria Martini ne disegna il profilo umano, la statura.
Quando salì sulla cattedra ambrosiana era noto soprattutto per le sue qualità di studioso dei testi sacri, e ci fu chi si domandò se, mentre Milano si trovava ancora nella morsa del terrorismo, uno studioso della Bibbia costituisse la scelta migliore. Ma Martini obbedì, abbandonando i suoi amati studi e accettando la volontà di Dio, spesso così lontana da quella umana. Non dobbiamo sottovalutare questa disponibilità umile in un uomo che non ha mai dato importanza al potere.
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