Non è vero che «il giorno dei funerali la città partecipa tutta intera». Perché in quel terribile giorno non fu facile nemmeno trovare un prete disposto a celebrare le esequie di un diciottenne morto con il cranio sfondato da Avanguardia operaia. E il feretro dovette arrivare di nascosto all'altare, perché le autorità locali avevano vietato il corteo funebre e quelli di sinistra promettevano di usare le stese chiavi inglesi sulla testa dei partecipanti. A piangere il sangue di un vinto era solo una parte che ancora per tanti anni avrebbe dovuto portare (con fierezza) il marchio dei maledetti. Proprio nel senso etimologico di quelli di cui male si può impunemente dire, magari dopo male aver loro fatto.
Ma non è questo il momento di puntualizzare. E dopo la prima Giornata del ricordo celebrata dignitosamente grazie anche alle parole dedicate dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla tragedia delle foibe, ieri sono arrivate le due pagine del Corriere della Sera a firma Walter Veltroni per ricostruire il martirio di Sergio Ramelli. Verità che come l'olio buono finalmente tornano a galla. Perfino a sinistra. E allora forse è superfluo, perché terribilmente ovvio almeno tra le persone con la coscienza a posto, sottolineare i ritardi e le troppe indulgenze verso i carnefici. Che, guardacaso, sono rossi. E allora forse più proficuo è guardare al futuro e chiedere che le parole diventino fatti. Altrimenti l'ingiustizia, una volta riconosciuto l'orrore, sarebbe ancora maggiore. E quindi non sembra esserci motivo di respingere ancora una volta la richiesta di Paola Frassinetti che a nome di un'intera comunità invitava a intitolare a Ramelli l'istituto Molinari, la scuola che frequentava e dove avevano germinato i semi dell'odio comunista.
O magari chiedere a Milano di intitolargli una strada, da inaugurare con un sindaco che magari non si rifiuti di indossare la fascia tricolore, come hanno fatto finora con gesto orribile sia Pisapia che Sala recandosi sulla sua stele. Quasi timorosi di rendere omaggio a un giovane il cui animo puro è arrivato il momento di portare a esempio alle nuove generazioni. Anche, anzi forse proprio perché militava nel Fronte della Gioventù.
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