Hai voluto la bicicletta? E ora pedala. Non è solo un adagio popolare, è un monito. Pillitteri ne sa qualcosa. Siamo nel 1987, davanti alle telecamere di Domenica in parte, in pompa magna, liniziativa del Comune di Milano «Dueruote è bello». Il progetto, ideato dal sindaco e dallassessore al Traffico Attilio Schemmari, prevedeva che 500 biciclette gialle fossero messe a disposizione dei cittadini, per un mese, gratuitamente.
Ma qualcosa non andò nel modo giusto. «Confidiamo nel senso civico dei milanesi», dissero allora politici e sponsor. Fiducia mal riposta. Scatta subito la corsa allimboscaggio. In ventiquattrore ne scompaiono 250, il 50 per cento del totale dei mezzi messi a disposizione. Pochi giorni dopo le bici gialle sono già un miraggio. Chi era riuscito a procurarsi una dei mezzi gratuiti, se lo teneva ben stretto, come fosse una proprietà privata. E si scatena la creatività dei ladri di biciclette, da fare invidia a Vittorio De Sica.
Qualcuno se la porta dentro il cortile di casa, qualcuno, con nonchalance, la lega con un proprio lucchetto, molti preferiscono distruggerle o abbandonarle dopo luso. Altri passano al bricolage, prendono pennello e vernice e cercano di mimetizzarla. In periferia qualcuno dice di aver visto alcune macchine con le bici attaccate fuori dai finestrini. Quaranta vengono trovate totalmente inutilizzabili, come se ci fosse passata sopra una schiacciasassi, con i cerchioni deformati e senza sellini. La città è disseminata di carcasse di bici. Le regole del «gioco» prevedono che si possa circolare sulle due ruote comunali solo dentro la cerchia dei Navigli. Eppure si moltiplicano gli avvistamenti di improvvisati velocisti che raggiungono tutte le zone dellhinterland.
Ventanni fa Pillitteri fu il primo a provarci
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