Venti sigle del settore in piazza per chiedere meno burocrazia e meno tasse

Venti sigle del settore in piazza per chiedere meno burocrazia e meno tasse

Ha pagato oltre 600mila euro di interessi passivi alla banca. Ma «dopo» ha scoperto che oltre il 90 per cento non era dovuto. La (sventurata) protagonista è un'azienda del milanese che si è trovata incastrata in uno di quei meccanismi di «anomalie bancarie», denunciati dall'Unione artigiani. Una tantum? Neanche per idea.
«Il 90 per cento delle aziende che si sono rivolte a noi negli ultimi sei mesi sono soggette ad anomalie bancarie, ossia usura penale, civile e «anatocismo». Le richieste di aiuto da parte degli artigiani in difficoltà ci giungono sempre più numerose», tuona Marco Accornero, segretario generale dell'Unione. È lui che punta il dito contro il sistema del credito, contro la difficoltà di accesso «per giunta in un momento in cui anche piccole aperture di liquidità possono significare la sopravvivenza di un'azienda», spiega. Ecco in concreto - o in soldoni - da dove parte un po' di «collera», quella che stamattina alle 9 si farà sentire e vedere in piazza Affari e dentro a Palazzo Mezzanotte. Uno, dieci, cento, mille caschetti gialli staranno lì a significare che è tutt'altro che uno stato d'animo quello che manda in piazza oggi la filiera dell'edilizia. Tutta. Parte da Milano, la protesta. Ma c'è da giurare che non sia destinata a rimanere chiusa dentro i confini di questa provincia.
«Parte da qui perché qui c'è sempre stato il più grande cantiere a cielo aperto. Perché questo è il motore economico del paese», chiosa De Albertis. Qui, ovvero una provincia dove i grandi cantieri sono fermi oppure in forte ritardo. Dove gli appalti di piccole e medie dimensioni si sono ridotti in dieci anni di oltre l'80 per cento. Crisi.
I lavoratori di oltre venti sigle hanno stilato un manifesto, un lungo elenco di proposte da mettere in atto nel più breve tempo possibile per rilanciare il settore. Altrimenti «sarà la morte del settore», annuncia funerario De Albertis. Si parlerà di investimenti, pagamenti, pressione fiscale da alleggerire, di lentezza delle regole e di accesso al credito. Lacci e lacciuoli che strozzano il settore. E non sempre si tratta di lacciuoli leciti.

«Lo scarso controllo sulle banche e l'elasticità delle norme ha fatto sì che gli artigiani che hanno ovviamente meno potere contrattuale sono stati “spremuti“ fino in fondo, non sempre lecitamente - denuncia Accornero - Tassi di interesse chiaramente usurai, mascherati in conti quasi impossibili da decifrare hanno messo in ginocchio la categoria, oltre alla difficoltà più in generale di accesso al credito. Senza contare che il ritardo nei pagamenti della Pubblica amministrazione ricade inevitabilmente anche sugli artigiani, spesso l'ultimo anello della catena».

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