Verga e Capuana maestri della fotografia verista

Alla Sormani esposti gli scatti dei due scrittori affiancati ai clic attuali di Claudio Argentiero

Lucia Galli

Leggi e immagini. Quando chi scrive è in grado di far «vedere» ciò che racconta, allora la lettura è più magica. Nei Malavoglia, padron Ntoni spiega che «senza pilota, barca non cammina»: e pare di vederlo lì, con il pugno alzato da comandante. Sono fotografie, più che descrizioni e con il Verismo di Giovanni Verga e Luigi Capuana capita spesso che la scrittura abbia fotografato la realtà. Nuda, cruda, luminosa o cupa che fosse. Prendi don Pietro il Gobbo de Le paesane: avido, sbilenco e ripugnante. A Capuana basta un clic per descriverlo: «La gobba l'aveva nel cuore».

Oggi una mostra racconta perché i due veristi fossero così abili con la penna a immortalare attimi, sguardi, atteggiamenti. Semplicemente perché amarono davvero la fotografia e la loro Sicilia fu fonte inesauribile di ispirazione per i personaggi e le inquadrature. È Palazzo Sormani, in un percorso a ingresso libero a mostrare fino al 5 gennaio 2018, il coté fotografico di Capuana e Verga ai quali sono accostati gli scatti di Claudio Argentiero, da oltre 20 anni impegnato nella documentazione del territorio e dei suoi mutamenti in «Scritture di Luce. La Sicilia di ieri e di oggi nella visione fotografica di Capuana, Verga e Argentiero». Due scrittori e un fotografo: per i primi la fotografia restò un hobby. La Storia della letteratura ringrazia: abbiamo perso due fotografi, ma abbiamo guadagnato due scrittori. «Certamente quello spirto di osservazione acuto e penetrante servì loro dietro alla macchina fotografica, come davanti ai taccuini», spiegano i curatori. L'esposizione realizzata da Roberto Mutti con la collaborazione dell'Archivio fotografico italiano, Casa museo Luigi Capuana di Mineo, fondazione 3M, Famiglia Meneghina-Società del Giardino, fondazione Verga e della Statale di Milano, è un viaggio nella letteratura siciliana di fine Ottocento. A dialogare con gli scatti di Argentiero sono alcune celebri foto degli stessi Capuana e Verga. Dal fondo Capuana arrivano lettere autografe e manoscritti, mentre dalle segrete di via Sforza emergono edizioni rare delle opere dei due romanzieri.

Verga e Capuana si scrivevano e parlavano anche di fotografia: così si scopre che fu proprio Capuana ad avviare Verga alla passione per i clic. Questi ci sapeva fare: dal ritratto, allo still-life, al paesaggio amava sperimentare e vedeva la fotografia come strumento scientifico. «No, non sono sfuggito al contagio fotografico e vi confesso che questo della camera nera è una mia segreta mania», si legge in una lettera di Verga per il quale l'obiettivo era puntare sulla dimensione del quotidiano. «Bisogna che tu faccia o mi procuri gli schizzi e le fotografie di paesaggio e di costumi pel mio volume di novelle siciliane», chiede Verga al «collega» Capuana.

Accanto ai documenti di allora, ecco la Sicilia di oggi, vista da Argentiero che rilegge i medesimi luoghi ripresi dai Malavoglia o dai Roccaverdina, grazie ai commenti della scrittrice Silvana Grasso che ha curato un volume su questo dialogo per immagini attraverso il tempo.

Orari: lunedì-venerdì 1519, sabato 912.30.

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