La verità sul giorno del voto: dal risiko per la Regione ora spunta Mario Melazzini

Oggi il Consiglio dei ministri fissa la data delle elezioni Vertice Formigoni-Maroni sull'ipotesi dell'assessore

Si chiama Mario Melazzini, è assessore alla Sanità nella giunta elettorale Formigoni. Medico, malato di Sla, la sclerosi laterale amiotrofica, è dal 2012 direttore generale della Sanità. Originario di Pavia, ha preso il posto dell'assessore leghista Luciano Bresciani. È un «tecnico» molto vicino a Comunione e liberazione e gradito anche in ambienti leghisti.
Forse anche per questo il suo nome - spiegano fonti del Pdl e della Lega - è saltato fuori come possibile candidato per la Lombardia durante un incontro tra il presidente della Regione, Roberto Formigoni, e il presidente del Pdl, Silvio Berlusconi, avvenuto lunedì sera. E di Mario Melazzini si sarebbe parlato ancora una volta ieri pomeriggio al trentunesimo piano di Palazzo Lombardia, nel corso del faccia a faccia tra Formigoni e il leader della Lega, Roberto Maroni. Come unica possibilità di convergenza sarebbero invece emerse ancora una volta le primarie di coalizione (per altro bocciate a tempo di record da Umberto Bossi poche ore dopo).
L'idea di Formigoni sembra non entusiasmare i partiti che dovrebbero sostenere la corsa dell'assessore malato di Sla. Non certo per le indubbie qualità dell'uomo, ma perché la notorietà di Melazzini in Lombardia non è ritenuta sufficiente per poter sfidare il centrosinistra in un momento in cui si trova in una congiuntura molto più favorevole che in passato. L'assessore è troppo vicino a Formigoni per poter essere considerato una personalità di sintesi e oltre tutto i tempi sono stretti per un'operazione che richiede grande coesione.
La Lega non sembra minimamente intenzionata a un passo indietro. «Noi siamo persone educate e parliamo con tutti» dice il segretario lombardo del Carroccio, Matteo Salvini. Roberto Maroni è l'unico che può vincere in Lombardia ed è giusto che il capo si butti in prima persona. Abbiamo già le liste che lo sostengono: la lista Maroni presidente e la lista Tremonti. Aspettiamo un'intesa con parti del Pdl».
Resta l'incognita della data della voto. Oggi il consiglio dei ministri deciderà se la Lombardia si unirà al Lazio, dove la presidente, Renata Polverini, ha già fissato per le consultazioni il 10 e 11 febbraio (il Lazio ha una legge elettorale diversa, dove è il presidente a indire le elezioni, come confermato dalla sentenza del Consiglio di Stato). Sembra che una possibile soluzione sia separare i destini del voto del Lazio da quelli della Lombardia e del Molise, oltre che dalle elezioni politiche nazionali. In pratica si tratterebbe di un election day (senza il Lazio) tra Regionali e politiche il 24 marzo o con meno probabilità il 7 aprile (il 31 marzo è il giorno di Pasqua).


In ogni caso manca molto tempo, dal momento che le liste vanno depositate il trentesimo giorno prima delle elezioni. Se poi la scelta cadesse sull'election day delle regionali a febbraio, l'elenco dei candidati dovrebbe essere pronto durante le feste di Natale.

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