Veronesi e l'eutanasia al Circolo De Amicis

Interessante serata al Circolo di via De Amicis, a Milano, per discutere di eutanasia e diritti negati prendendo le mosse dal bel libro di Carlo Troilo, “Liberi di morire”

Veronesi e l'eutanasia al Circolo De Amicis

Interessante serata al Circolo di via De Amicis, a Milano, per discutere di eutanasia e diritti negati prendendo le mosse dal bel libro di Carlo Troilo, “Liberi di morire”. In una sala gremita, ha introdotto i lavori il presidente del Circolo, Mario Artali. Sono poi intervenuti Mario Pappagallo, giornalista del “Corriere della Sera”, che ha coordinato i lavori, Marco Cappato dell’Associazione Luca Coscioni, Beppino Englaro, presidente della Fondazione Eluana, Maddalena Gasparini, neurologa del gruppo di Bioetica della società italiana di Neurologia, l’anestesista Mario Riccio, medico di Piergiorgio Welby. Molto seguito e apprezzato l’intervento finale del professor Umberto Veronesi, direttore scientifico dell’Istituto Europeo di Oncologia, senatore e già ministro della Sanità.

Veronesi, dopo aver sottolineato le ragioni di chi crede che la vita sia un dono divino, posizione dogmatica che è da rispettare, ha rilevato che l’uomo deve poter disporre della sua vita, soprattutto in condizioni di grandissime difficoltà perché per un laico vale il principio socratico che l’anima continua a vivere attraverso le idee e non per concessione divina e che, dal punto di vista scientifico, ogni essere vivente si perpetua attraverso il Dna, il codice genetico che si trasmette di generazione in generazione. Veronesi si è poi detto convinto che la tesi sostenuta dall’autore del libro e dagli altri intervenuti, tutti segnati da casi umani molto particolari (Coscioni, Eluana, Welby) può trovare uno sbocco se si considera che il comune sentire ha superato i vecchi schemi religiosi mettendo in primo piano l’uomo e le sue reali necessità.

Il libro di Trolilo (prefazione di Emma Bonino) disegna un panorama globale di quanto avviene nel mondo sul tema del testamento biologico e dell’eutanasia alla luce delle discussioni e delle aspre polemiche accese dai casi clamorosi quali quelli di Piergiorgio Welby ed Eluana Englaro. I tempi sono maturi, secondo l’autore, perché si arrivi a disciplinare seriamente una materia tanto delicata che segna ovunque suicidi di malati terminali e casi di eutanasia clandestina.

“La nostra arretratezza – sottolinea Troilo – nel campo dei diritti civili rispetto ai paesi europei comparabili, potrebbe essere data dal rapporto anomalo che esiste tra Chiesa e Stato”. E’ ora di colmare questo divario, promuovendo un’agenda laica sui diritti negati. Al De Amicis i radicali hanno avviato una raccolta di firme che va in questa direzione.

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