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Il vescovo ortodosso: "I nostri Tir di aiuti da Milano all'Ucraina"

"Odissea della pace" coinvolge volontari e associazioni. "Portiamo viveri e medicine"

Il vescovo ortodosso: "I nostri Tir di aiuti da Milano all'Ucraina"

L'«Odissea della pace» è un ossimoro, ma è il nome di un movimento che rende molto bene - al di là delle parole - il senso dell'impegno concreto messo in campo in questo angolo di Milano a favore della popolazione colpita dalla guerra in Ucraina. L'impegno è tutto nel lavoro alacre di un gruppo di volontari, associazioni e aziende che ruota attorno alla figura carismatica di monsignor Avondios Bica, giovane arcivescovo di Aquileia che amministra le parrocchie dell'Arcivescovado ortodosso di Milano. Tra i volontari, figurano privati e gruppi di ogni estrazione tra cui Milano Sospesa che ha avuto un ruolo prezioso nell'organizzazione dei primi due convogli di aiuti partiti da Milano le notti del 4 e del 17 marzo. «La prima volta siamo partiti con 14 mezzi tra cui tre Tir, la seconda volta con quattro Tir e sei furgoni - racconta Avondios nel suo ufficio della parrocchia di Parrocchia dei Santi Nicola e Ambrogio al Lazzaretto assiepata di scatoloni pieni di ogni genere alimentare. «Ormai portiamo in Ucraina soprattutto cibo (meglio se inscatolato) e ovviamente farmaci, avvalendoci dell'aiuto di medici e farmacisti che afferiscono alla base logistica di via Melzo». Il terzo convoglio, anche in questo caso reso possibile dal prezioso contributo del gruppo Autotrasporti Capozi, partirà alla vigilia di Pasqua con la raccolta che si apre oggi e si chiude l'11 aprile.

Stavolta il viaggio si annuncia più difficoltoso dei precedenti, dal momento che anche nella zona occidentale dell'Ucraina, ultima tappa del viaggio di due giorni e mezzo, sono da qualche giorno iniziati i bombardamenti. «Noi entriamo in Ucraina da Siret, dopo aver passato le dogane di Slovenia, Ungheria e Romania. Lì incontriamo i rappresentanti della Chiesa ucraina e le autorità militari a cui affidiamo il carico di aiuti che viene aperto, risigillato e inviato nelle zone calde, tra cui Kiev. Ora siamo pronti al nuovo viaggio, che potrebbe rivelarsi un po' più difficile anche se forse più rapido, grazie all'accordo raggiunto con le autorità ungheresi che ci permetteranno di evitare le spese autostradali e i tempi di attesa in dogana».

I viaggi sono finora sempre andati a buon fine malgrado qualche intoppo legato alla troppo zelante burocrazia. «La prima volta alla dogana rumena hanno inventato dei cavilli per farci lasciare in deposito tutto il carico, ma io mi sono fermamente rifiutato; per me è fondamentale essere sicuro che gli aiuti arrivino a destinazione». Al ritorno in Italia, al posto dei pacchi, i convogli hanno ospitato alcune famiglie di profughi che in Italia, dopo i controlli delle Ats e della Prefettura, vengono sistemate dalla chiesa presso case e associazioni di accoglienza. «Finora - dice Avondios - siamo riusciti a collocare un centinaio di profughi tra Milano e Pavia».

Avondios programma il prossimo viaggio con l'aiuto di Laura Perego di Milano Sospesa, con l'espressione serena di chi sa come centrare l'obbiettivo; per farlo, è riuscito a catalizzare la comunità dei giovani. «La nostra parrocchia non è soltanto un punto di riferimento per i fedeli ortodossi, ma per tanti milanesi, cattolici e anche atei, che hanno voglia di una società migliore. E sono riuscito anche nel miracolo di convogliare in Odissea della pace il popolo della movida che mi ha dato una mano nel passaparola con i social.

Abbiamo fatto una grande raccolta di aiuti, ma anche di fondi indispensabili per i viaggi che hanno un costo di 15 mila euro l'uno tra benzina, autostrade, vitto e pernottamenti dei 35 volontari che partono con noi per quei luoghi sfortunati».

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