Un viaggio lungo sette anni: così Milano ha vinto la sfida

Dalla battaglia del 2008 contro Smirne fino alle ultime bufere giudiziarie Storia di un'idea nata per caso. E che può diventare un successo planetario

Un viaggio lungo sette anni: così Milano ha vinto la sfida

Oggi nessuno lo ricorda. Ma a pensare per primo a un'Expo a Milano (in alternativa alla candidatura all'Olimpiade 2016) fu l'allora sindaco Gabriele Albertini . Che, parlando con il Giornale durante una visita istituzionale a Shanghai che preparava l'edizione 2010, lanciò l'idea. Era il 25 novembre 2005.

LA SQUADRA DI LETIZIA

Ma non c'è nessun dubbio che la vera anima sia stata Letizia Moratti . Perché forse nessuno se non lei avrebbe potuto trasformare quell'idea in realtà. Al suo fianco Paolo Glisenti e il responsabile Relazioni internazionali Andrea Vento che misero in piedi una squadra che ha girato il mondo a caccia di voti.

SCALA TEMPIO DELLA POLITICA

Un'impresa che sembrò meno impossibile il sant'Ambrogio 2007. Quello del Tristan und Isolde prima del marzo in cui a Parigi i 150 Paesi del Bie avrebbero scelto la sede 2015. Con la Moratti che trasformò la Scala in un tempio della politica oltre che della lirica. Al suo fianco cinque capi di Stato tra cui Giorgio Napolitano e l'emiro del Qatar, lo sceicco Hamad Bin Khalifa Al-Thani accompagnato dalla splendida (e coltissima) moglie, la sceicca Mozah Bint Nasser , 19 ministri esteri, quattro italiani e dieci sindaci stranieri. Più tanti pezzi grossi delle multinazionali, arrivati a testimoniare l'amicizia (e il voto) per Milano.

A PARIGI COSE TURCHE

Fu proprio quel 7 dicembre che si capì che Milano ce l'avrebbe potuta fare. E così fu, in quella notte magica del 31 marzo 2008 sotto la Tour Eiffel, quando Milano battè (ancora inaspettatamente) la turca Smirne. I voti furono 86 contro 65 e la solitamente gelida lady di ferro si lasciò andare a un indiavolato boogie-woogie con un enorme diplomatico africano sotto gli occhi del marito Gianmarco arrivato a Parigi.

IL PULLMAN DEI VINCITORI

Fu solo a quel punto che tutti dissero che nell'Expo ci avevano sempre creduto. In realtà non era proprio stato così. A parte Silvio Berlusconi e, questo va riconosciuto, quel Romano Prodi che nelle fasi cruciali della candidatura era presidente del consiglio. E a testimoniarlo rimane quella frase di Giulio Tremonti che pur ministro dell'Economia in un governo di centrodestra, anche dopo la vittoria rimbalzò le richieste d'aiuto della Moratti con uno sferzante «Letizia questo è il governo, non è mica tuo marito». Lei passò sopra a tutto, ripensando magari a quella sfilata sul pullman in corso Venezia per festeggiare il trionfo. A fianco il governatore Roberto Formigoni e il presidente della Provincia Filippo Penati . Berlusconi e Veltroni stavano per sfidarsi.

COSA FARE DI QUEL «PESCE»?

Un Formigoni che rivestì un ruolo decisivo anche dopo la vittoria. Soprattutto perché fu forse il primo a capire che la vera partita si sarebbe giocata nella successiva riqualificazione dell'area. Ed è stato così, perché ancora oggi che l'Expo comunque partirà, rimane l'incubo di cosa si dovrà fare di quel milione di mq del «pesce» di Rho-Pero. Bocciato dal Comune lo stadio del Milan, sfumata la sede Rai con una Saxa Rubra milanese, difficile da realizzare la Silicon valley, forse nascerà la nuova città studi con l'università e le case per prof e studenti. Forse.

E ALLA FINE «TUTTI A BORDO»

Tanti in sette anni i testacoda della politica. E così a uscire di scena sono stati prima Glisenti, poi Formigoni e anche quel Lucio Stanca a cui fu affidato il ruolo di amministratore delegato della società Expo in un periodo che sarà ricordato più per gli scontri che per le soluzioni. Fino a quando, da giugno 2010, per quel ruolo fu scelto un manager in arrivo dal privato (Pirelli e Telecom), ma transitato dalla sedia di direttore generale in Comune come Giuseppe Sala . Scoperto dalla Moratti e confermato da Pisapia, a testimoniarne il profilo tecnico. Con il governo Letta a nominarlo commissario unico. Ultimo a salire a bordo l'onnipresente (e vorace) premier Matteo Renzi .

GRANDI OPERE E MANETTE

Una corsa contro il tempo, quella di Sala. Ma non solo. Visto che in Italia le grandi opere fanno coppia con le manette.

Quelle toccate al general manager Angelo Paris e ad Antonio Acerbo . Tanto che l'ultimo eroe dell'Expo è Raffaele Cantone, il presidente dell'Autorità anticorruzione. Ma oggi si parte. Ed è finalmente Nutrire il pianeta, energia per la vita .

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