Viaggio nella crisi del Pd: a Milano persi 112mila voti

Crollo verticale dalle Europee. Ma va male anche rispetto alle Comunali 2011 Se la sinistra interna si rafforza scappano i moderati. Bene Forza Italia e Lega

Chi si accontenta gode. E nel Pd si devono molto accontentare dopo il voto di domenica. Il segretario Pietro Bussolati, in perfetto stile renziano, ha cercato di fare buon viso a cattivo gioco: «È un risultato che ci riempie di orgoglio - ha detto - perché vediamo crescere in termini percentuali i consensi».

Difficile capire cosa abbia visto la segreteria metropolitana dei Democratici. Il primo partito della sinistra, infatti, ha perso una marea di voti. Un tracollo in percentuale si registra rispetto alle Europee, la tornata (degli 80 euro) che aveva segnato il trionfo di Matteo Renzi con percentuali mai viste e forse irripetibili: allora i democratici sbaragliarono il campo a Milano balzando fino al 44,9% con la bellezza di 257mila voti. Se si guarda alle percentuali, il calo è drammatico: 16 punti. Se si calcola la perdita in voti, siamo oltre i 110mila. Voti reali, in carne e ossa. Come quelli persi rispetto alle ultime tornate elettorali. Un dato che dalle percentuali non emerge.

Nel 2011 aveva ottenuto quasi 171mila voti, corrispondenti a una percentuale molto simile a quella di domenica: 28,6%. Due anni dopo, alle Politiche, i voti reali erano arrivati a quota 208mila (29,15).

Qualcuno dirà che tutti i partiti hanno perso voti in termini reali per via dell'astensione che ha drasticamente abbassato i dati elettorali. In realtà, questo non vale per tutti. Basta dare un'occhiata al rendimento elettorale di Forza Italia, che domenica ha ottenuto 101mila voti, pari al 20,21%. Il confronto con le elezioni precedenti è tutt'altro che impietoso: alle Europee del 2014 gli azzurri a Milano avevano ottenuto il 16,6%, con 95mila voti. L'anno precedente, quello delle politiche, i voti erano stati 146mila, pari al 20%, ma va ricordato che quello era il dato del Popolo della Libertà. Dentro quel dato ci stava dunque un elettorato che ora in (piccola) parte è andato verso Fratelli d'Italia ed Ncd, che alle Comunali ha dato vita alla lista civica «Milano Popolare». Fdi e Milano popolare hanno ottenuto rispettivamente 12mila e 15mila voti. La Lega ha ottenuto l'11,77%, con 55mila voti. Due anni fa aveva superato il 7% con 55mila voti. E andando indietro, fino al pre Salvini, si registra il 6,3% delle Politiche 2013 con 45mila voti e, alle Comunali 2011, il 9,6% con 57mila voti. Di crescita si tratta dunque. È chiaro, anche guardando i raffronti, che il Pd ha subito una forte battuta d'arresto. Ed è significativo che questa sconfitta abbia coinciso con l'affermazione della sinistra interna. Il capolista del Pd alle Comunali è stato il leader locale della minoranza Pd, Pierfrancesco Majorino, che ha sbaragliato la concorrenza interna con 7.500 preferenze, il doppio della seconda, Carmela Rozza.

Quindi la sinistra interna è andata forte, e il candidato del Pd Beppe Sala molto piano. E il risultato del partito ha deluso. Solo un caso? Sembra di no. Una sinistra Pd conservatrice (e tutta mobilitata sul «rischio della destra») cannibalizza il partito e lo allontana dai moderati e dal centro.

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