La vita di un musicista: dall'oblio alla mostra

Foto e lettere ricostruiscono un'epoca. La curatrice Dellaborra: «Un ritratto più completo»

Una mostra sul maestro Gino Marinuzzi: una quindicina di «pannelli» in tutto per raccontare spezzoni della sua vita, non soltanto musicale. «Sì, ci sono lettere scritte o ricevute dai suoi colleghi italiani e stranieri, foto, immagini dei suoi viaggi, recensioni e articoli dei giornali». A snocciolare i contenuti dell'esposizione dedicata al personaggio del Novecento italiano - aperta da domani nel foyer dell'Auditorium Verdi (via largo Mahler a Milano) - è la musicologa Mariateresa Dellaborra, che insieme a Rosa Franzamore ha curato l'iniziativa culturale.

I materiali arrivano dall'archivio della Fondazione Bussolera-Branca, che si occupa tra le altre cose di personaggi del mondo dell'arte e della musica. «Dalle documentazioni emerge un musicista interessante legato a molti ambienti - continua la studiosa -. E ripercorrere la sua storia vuol dire riuscire a capire meglio l'epoca in cui ha vissuto. È stato un personaggio assai noto come direttore, un personaggio «nel mondo». «Viaggiava molto all'estero - continua - in Germania, in America, in Sudamerica, era molto richiesto». Noto come operista, decisamente meno per la musica strumentale. Palermitano, la sua parabola si svolge anche durante il Ventennio fascista. «Anche se nell'archivio su cui si è lavorato non risulta niente a proposito - viene spiegato - è uno di quegli artisti che continua a pagare il fio di quella situazione. Ancora oggi, in merito, manca una valutazione oggettiva dei fatti storici, del musicista, della persona in quanto tale». Quanti maestri del passato, vissuti in un certo periodo, in seguito sono stati dimenticati. O quasi. Per dirne alcuni: Adriano Lualdi, Franco Vittadini, Alfredo Casella, Ottorino Respighi, Ildebrando Pizzetti. Eppure avevano talento da vendere. E in vita grande successo.

«Per

quanto riguarda il maestro Gino Marinuzzi, anche da un punto di vista compositivo è interessante scoprire il suo catalogo - conclude la professoressa Dellaborra -. Era un contrappuntista armonicamente molto avanzato».

LuPav

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