Stanno uccidendo il referendum. Per cercare di rianimarlo, il senatore del Pdl Andrea Pastore ha proposto una terapia d'urgenza, un ellettroshock che prevede un brusco «cambio di modalita». E cioè, un milione di firme per indire la consultazione popolare e uno stop ai cosiddetti referendum nanipolativi.
Quindici anni di continui fallimenti e di quorum non raggiunti. Quiandi anni di disastri, che mettono a rischio la sovravvvenza di un importante istitito democratico. In ordine di tempo, l'ultima consultazione a vuoto si è svolta gli scorsi 21 e 22 giugno con il relativo spreco di danaro pubblico. E così Andrea Pastore, presidente della Commissione per la semplificazione della legislazione, ha presentato come primo firmatario un testo per riformare l'istituto referendario (articolo 75 della Costituzione e articolo 14 della legge 21 Marzo 1990 n. 53).
La proposta di riforma dispone, per la richiesta di referendum, l'aumento del numero di sottoscrizioni singole da cinquecentomila ad un milione e il numero di Consigli regionali da cinque a dieci, nonchè un blocco ai referendum cosiddetti "manipolativi". Cambia pure il modo di valutare il quorum. «La proposta soggetta a referendum - si legge nel testo del ddl - venga approvata se ha partecipato alla votazione un numero di elettori pari ad almeno la metà più uno degli elettori che hanno preso parte alla precedente consultazione elettorale per la Camera dei deputati e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi alla quale corrisponda almeno un quarto degli aventi diritto».
Basterà? «Ritengo che con questa proposta, o con una riforma simile - afferma Pastore - si possa donare nuova vita all'istituto referendario, rendendolo più credibile agli occhi degli elettori che in questi ultimi quindici anni si sono allontanati dalle urne di fronte a quesiti farraginosi, incomprensibili e spesso da addetti ai lavori».
Il senatore del Pdl tiene poi a precisare la proposta è rivolta a tutto l'arco parlamentare: «Spero che possa essere firmata anche da membri dell'opposizione». Non è dunque una questione di destra o di sinistra.
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