Milleproroghe, lo stop di Napolitano al governo: "Il decreto è incostituzionale, serve più dialogo"

Nuovo, duro intervento del capo dello Stato. Il Colle scrive al governo: "Elusco il controllo del Quirinale. D'ora in poi in casi analoghi mi avvarrò del rinvio". E Fini: "Si commenta da solo...". Il Pdl verso un maxi emendamento per ripristinare il decreto iniziale

Milleproroghe, lo stop di Napolitano al governo:  
"Il decreto è incostituzionale, serve più dialogo"

Roma - Nuovo intervento a gamba tesa del capo dello Stato. Dal Quirinale arriva un durissimo stop al decreto milleproroghe, licenziato dal Senato e approdato alla Camera per il via libera definitivo. Nella lettera ai presidenti Fini e Schifani, Napolitano ha denunciato che nel dl vi sono "elementi di incostituzionalità" e invitato il governo a non trasformarlo in una seconda Finanziaria. Un duro colpo che di sponda va a colpire per la prima volta il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. "D'ora in poi - ha assicurato Napolitano - in casi analoghi mi avvarrò del rinvio".

Napolitano va all'assalto La discussione alla Camera si è conclusa con un rinvio. "La lettera del Colle si commenta da sola...", ha glissato il presidente della Camera rimandando il tutto a domani. Subito dopo il Pdl si è riunito con i sottosegretari Luigi Casero e Laura Ravetto per valutare come procedere nell’esame del provvedimento dopo i rilievi del Quirinale. Non è certo la prima volta che Napolitano va all'assalto e tira il governo per le orecchie. Ma è di sicuro la prima che attacca così apertamente il dicastero dell'Economia, con cui solitamente è in ottimi rapporti. Il capo dello Stato ha puntato il dito contro il Milleproroghe dopo che il dl aveva saltato l'esame delle Commissioni in seguito all'auto-ostruzionismo della maggioranza. Per questo, Napolitano ha voluto richiamare l’attenzione "sull’ampiezza e sulla eterogeneità delle modifiche fin qui apportate nel corso del procedimento di conversione al testo originario". Napolitano ha, quindi, biasimato "la prassi irrituale con cui si introducono nei decreti legge disposizioni non strettamente attinenti al loro oggetto" eludendo così il vaglio che spetta al capo dello Stato. Insomma, il rischio paventato è che il Milleproroghe diventi una "seconda Finanziaria".

Napolitano calca la mano Sebbene Palazzo Chigi abbia fatto sapere di condividere pienamente i rilievi, Napolitano ha calcato la mano facendo presente che, "a fronte di casi analoghi, non potrò d’ora in avanti rinunciare ad avvalermi della facoltà di rinvio, anche alla luce dei rimedi che l’ordinamento prevede nell’eventualità della decadenza di un decreto legge". Una mossa che ora rischia di aprire una vera e propria impasse a Montecitorio. Proprio per ovviare a questa situazione, si fa sempre più concreta la probabilità che il governo presenti al più presto un maxiemendamento per riproporre il testo originario del decreto.

La sparata del Colle non preoccupa, tuttavia, il governo. Il ministro delle Riforme, Umberto Bossi, ha assicurato che Napolitano "è abbastanza amico, e ha detto che questa è l’ultima volta, ma per stavolta ci salviamo ancora...".

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