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La minaccia di un attentato non ferma Putin

Berlino. L’allarme attentati non ferma Vladimir Putin: fedele al suo personaggio, il presidente russo non ha rinunciato alla partenza per l’Iran, nonostante le indiscrezioni circolate a Mosca sulla possibilità di attacchi terroristici durante la sua permanenza a Teheran. Putin ha archiviato con noncuranza l’allerta dei servizi: «Se dovessi dare retta a tutte le minacce e alle raccomandazioni dei servizi speciali, dovrei restare sempre a casa», ha detto ai giornalisti al termine di un vertice in Germania con il cancelliere tedesco Angela Merkel. Unico cambiamento di programma, l’arrivo a Teheran, previsto ieri sera, avverrà questa mattina. La missione è d’altro canto storica: l’ultima visita a Teheran di un leader del Cremlino risale al 1943, un primo incontro fra il sovietico Josif Stalin, il britannico Winston Churchill e l’americano Franklin Delano Roosevelt sul futuro del mondo post-bellico.
Il presidente russo ha molte cose da discutere con il collega Mahmud Ahmadinejad a margine dell’occasione ufficiale della visita, una riunione dei paesi rivieraschi del mar Caspio. Cercherà di convincere il leader iraniano a un atteggiamento più malleabile sulla questione dell’arricchimento in patria dell’uranio per le centrali atomiche, per non incoraggiare i venti di sanzioni che si alzano ormai anche dall’Europa.

L’incontro con la Merkel non ha risolto i contrasti dei due leader sull’atteggiamento verso l’Iran: mentre per Putin «è necessario continuare sulla linea del dialogo», per il cancelliere tedesco «bisogna imporre nuove sanzioni» a Teheran perché «minaccia il mondo intero».

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