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Ministro Esteri Ue, il governo pensa a D'Alema Lui risponde: "Grato per l'appoggio, vedremo"

A Bruxelles sherpa al lavoro sulle nomine del nuovo presidente del'Ue e dell’alto responsabile della politica estera. Dopo la bocciatura di Blair, spunta il nome dell'ex premier Pd. Berlusconi non lo esclude. Frattini: "Non esclusi esponenti dell'opposizione"

Ministro Esteri Ue, il governo pensa a D'Alema 
Lui risponde: "Grato per l'appoggio, vedremo"

Roma - Il governo valuterà "con serietà e responsabilità" eventuali candidature italiane alla presidenza della Unione europea o per l’Alto rappresentante per la politica estera. Sebbene lontano da Bruxelles perché ancora malato di scarlattina, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, segue l’evoluzione di tali contatti attraverso il ministro degli Esteri, Franco Frattini, presente a Bruxelles. Ufficialmente di nomine ai posti di vertice dell’Ue non si è parlato durante il Consiglio europeo di ieri e oggi a Bruxelles, ma è stato avanzato il nome di Massimo D'Alema. "Valuteremo tutti i nomi, dal primo all’ultimo - ha scandito Frattini - senza far questioni di maggioranza o opposizione". "Per quanto il trattato introduca novità, non è previsto che una persona possa autocandidarsi - ha subito ribattuto D'Alema - devono deciderlo i decisori, i capi di Stato e di Governo. Vedremo".

Gli sherpa al lavoro I leader presenti al Consiglio Europeo in corso a Bruxelles hanno avviato una serie di contatti e di colloqui per l’assegnazione alle diverse formazioni politiche presenti in Europa delle due nuove cariche istituite dal Trattato di Lisbona: il presidente stabile della Ue e l’Alto Rappresentante per la Politica Estera. Il presidente Berlusconi, forzatamente assente al Vertice, segue l’evoluzione di tali contatti attraverso il Ministro degli Esteri presente a Bruxelles. "Qualora emergesse in concreto la possibilità per l’Italia di ottenere l’assegnazione di una di quelle cariche - scrive in una nota Palazzo Chigi - il governo valuterà con serietà e responsabilità le candidature capaci di assicure all’Italia un incarico di così alto prestigio". "Di nomine non se ne è parlato, ci sono state solo consultazioni informali - ha detto il titolare della Farnesina - abbiamo deciso che è meglio attendere la definizione del profilo istituzionale. Io comunque mi astengo dal fare nomi, dall’alimentare un totonomine che non giova all’Europa".

Avanzata la candidatura di D'Alema Frattini ha ricordato che si è deciso di delegare a tre sherpa di lusso (il presidente del Pse Rasmussen, quello del Ppe Martens, e il commissario europeo Rehn per i liberali) il compito di esplorare i desiderata dei Paesi e quali possano essere i singoli candidati. "Noi attendiamo l’esito di queste consultazioni, che dovrebbe arrivare entro sette o otto giorni - ha spiegato il ministro - poi ci sarà una discussione seguita da una decisione istituzionale". Il nome di Massimo D’Alemacircola a Bruxelles come possibile candidato a ministro degli Esteri dell’Ue. "Noi valuteremo tutti i nomi che usciranno dall’esplorazione - risponde Frattini - tutti quelli che saranno presentati, e se ce ne saranno di italiani senza pregiudizio sul fatto che siano di maggioranza o di opposizione".

D'Alema prende le distanze ma ringrazia Il presidente della Fondazione Italianieuropei, Massimo D’Alema, bolla come "provincialismo" la continua ricerca di un Obama italiano. "Cerchiamo un italiano", ha detto nel corso di un dibattito sul presidente degli Stati Uniti d’America a un anno dall’elezione, in corso a Milano nella sede dell’Ispi. "Il problema - ha spiegato D’Alema - è un certo inguaribile provincialismo italiano: bisogna trovare un italiano, di tanto in tanto ci innamoriamo di 'eroi', ad esempio Blair, poi Zapatero, ora Obama". Per arrivare a una decisione definitiva sulla candidatura, secondo D’Alema, ci vorranno "almeno altri 10 giorni". Tornando sulla nota emessa da Palazzo Chigi, D’Alema ha aggiunto che è "molto apprezzabile, nel senso di considerare prioritaria l’eventualità, che vorrei fosse considerata tale". D’Alema ha poi spiegato che "nel nuovo Trattato il capo della politica estera europea è anche vicepresidente della Commissione e rappresentante nazionale" e quindi su di esso "il Governo ha un potere dirimente". D’Alema ha infine precisato di non essersi mai candidato, ma di avere semplicemente ricevuto la notizia da Bruxelles.

L'opzione Tremonti all'Eurogruppo Secondo la Farnesina il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, sarebbe "la migliore opzione possibile" per sostituire alla presidenza dell’Eurogruppo, Jean Claude Juncker. Frattini ha, comunque, aggiunto che il problema della presidenza dell’eurogruppo e della bce si porranno tra 8-10 mesi. Il mandato di Juncker scade infatti a fine 2010, quello di Jean-Claude Trichet alla Bce nel 2011.

E', quindi, evidente che se fosse italiano il presidente Eurogruppo non potrebbe essere italiano il numero uno della Banca centrale europea, carica alla quale potrebbe aspirare Mario Draghi (ora alla direzione della Banca d'Italia).

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