«Il mio debutto dietro le quinte»

«Per me è sempre la prima volta». Patrizia D’Anzuoni, milanese, 48 anni, metà della vita trascorsa nei laboratori di sartoria del Teatro alla Scala, di prime ne ha viste e «preparate» tante. Ma ieri sera, dopo ben 24 anni, per lei era la serata del debutto sul palco. O meglio dietro le quinte a supervisionare la vestizione degli artisti, i cambi di abito, i dettagli. Questo Sant’Ambrogio non lo dimenticherà: la sua prima Prima nella nuova veste di viceresponsabile della vestizione. «Emozionata? Sì, anche se sono serena perché sono sicura che sarà un successo».
Deduco che non sia scaramantica... «No, non lo sono». A differenza di Emma Dante che indossava un abito da lei definito etico - scaramantico disegnato da una stilista iraniana, Patrizia D’Anzuoni, professione scenografa costumista, indossa stivali di pelle nera, gonna a palloncino e golf rigorosamente neri. Si descrive così: «le persone che lavorano nel laboratorio di sartoria sono un po’ delle artiste, cerchiamo tutte di mettere “del nostro” anche nel modo di vestire, curando l’originalità e i dettagli. Io, per esempio, punto sui gioielli grandi». Gioielli... e il pensiero vola a quella mitica prima, firmata Zeffirelli. Era il 2006 dell’Aida, ben 13 minuti di applausi. Una rappresentazione complessa, molto laboriosa, soprattutto per la sartoria. «Seguii quella Aida in modo particolare perché ero responsabile dell’elaborazione dei costumi: si trattava di creare con la colla a caldo i gioielli, invecchiare i vestiti, anticare le stoffe e gli accessori per ricreare l’atmosfera del mondo egizio. È molto emozionante lavorare in maniera così diretta nell’opera, i miei colleghi, ma tutte le persone che lavorano alla Scala sono molto sensibili, speciali ognuno rappresenta un mondo a sé. Questo posto è un po’ magico, e noi ci sentiamo presi da tante emozioni, ci lasciamo coinvolgere sempre in prima persona».
Più che i nomi sono i ricordi personali che rendono così vivo e vibrante il ricordo delle prime vissute nel laboratori del Piermarini: Patrizia d’Anzuoni, che entrò nel laboratorio del Costume grazie a una borsa di studio, si ricorda con particolare emozione, però un’altra prima. L’Otello del 2001, quella di Placido Domingo e Muti...Quella rappresentazione fu proprio speciale, perché al termine delle repliche il Piermarini venne chiuso per la ristrutturazione. «Indossavamo abiti da sera, da grandi occasioni - racconta - al termine dell’opera salimmo tutti sul palco, tutte le maestranze insieme a Muti per salutare».
Ieri sera è stata lei, Patrizia D’Anzuoni, a salire sul palco, dietro le quinte però. «Il mio compito? Vestire gli artisti, gestire al meglio i cambi di abito e ogni imprevisto». Come quello del tenore Filianoti, sostituito all’ultimo...

«Be’ noi siamo pronti per quel genere di evenienze perché i costumi vengono preparati anche per il secondo e il terzo cast». Una volta calato il sipario per lei brindisi dietro al palco con il sovrintendente Lissner e tutte le maestranze, come vuole la miglior tradizione.

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