«Mio figlio multato per l’alcol, ben gli sta...»

(...) Bel modo di sentirsi un po’ più meneghino, lui che da dieci anni è l’impeccabile custode di un palazzo all’ombra del castello. Lui, Rodolfo Inal, classe 1964, ha lasciato le Filippine sedici anni fa e a Milano si è costruito una vita: lo aveva fatto anche per i suoi tre figli, 20, 15 e, Lorenzo, 14 anni. Già, Lorenzo, il più piccolino, l’altra notte però l’ha fatta grossa: è lui uno dei due minorenni fermati dalla Polizia municipale e sanzionati perché in possesso di alcol. In poche ore la Polizia ha fermato, con due operazioni distinte, anche altri due sedicenni e multato un tabaccaio in zona San Lorenzo che aveva appena venduto loro delle birre. Il bilancio complessivo a quattro giorni (e quattro notti) dall’entrata in vigore dell’ordinanza anti alcol del sindaco Letizia Moratti parla di sette multe, quattro a minori di 16 anni e tre a over 16 anni, per cessione di alcolici. Fra di loro rientra appunto il gestore della tabaccheria che ha venduto alcolici ai ragazzini senza chiedere loro documenti ed accertarne l’età. L’altra sera Lorenzo - i 10 euro in tasca allungati da papà - aveva detto che sarebbe andato al McDonald’s. Con lui c’era un amico di 13 anni, fratello della fidanzatina del fratello. Tutto in famiglia, insomma. I due ragazzini però si sono incontrati con due amici più grandi e con i loro cattivi consigli: «Birra? Ma va, prendiamo qualcosa di più forte e che costi meno». Detto fatto, la scelta cade su del (pessimo) whisky. I ragazzini contribuiscono all’acquisto delle due bottiglie, pare, con due euro a testa. Qualche sorso per strada e i due baby bevitori si sentono male e fanno appena in tempo ad entrare nel fast food. È da li che parte la telefonata alla Polizia che arriva e li sanziona. Poi scatta una seconda telefonata ai genitori che accorrono trafelati. Quindi il ricovero, perché i due ragazzini manifestano evidenti «alterazioni psicofisiche», come si legge nella loro cartella clinica. «All’inizio - racconta il padre - è prevalsa la paura quando il telefono è squillato». Lui non pensava proprio di diventare il primo papà milanese (d’adozione) a ricevere una di quelle telefonate che non vorresti mai ricevere. Si, perché Rodolfo l’altra sera quasi già dormiva quando gli hanno comunicato che suo figlio si era sentito male al McDonald’s di Piazza Oberdan ed era stato trasportato al Fatebenefratelli. La prassi prevede che il pazienti resti in osservazione per qualche ora. Così Lorenzo e il suo amico hanno trascorso la notte all’ospedale. Dimesso ieri mattina, Lorenzo ha passato la giornata in casa, un po’ al computer, un po’ riposando. «Non gli ho ancora tirato le orecchie - spiega il padre -, ma 450 euro sono tanti soldi. È giusto pagare dato che lui ha sbagliato, ma, accidenti, quanto è salata la sanzione!». Papà Rodolfo non si dà pace: «Avevamo parlato di questo divieto - racconta l’uomo -: sul frigorifero avevo appeso ritagli di giornale che spiegavano la nuova ordinanza e mi ero raccomandato di stare attento, dato che so che a volte frequenta amici più grandi, ma - aggiunge Rodolfo - non mi aspettavo si comportasse così». Inal ricorda la sua gioventù a Manila: «Ci divertivamo in modo diverso e non solo per le difficoltà», racconta il padre, «Si bevono liquori locali, oppure gin, ma non si esagera mai e non a quella età», tiene a precisare Rodolfo.

Ora passata la paura del papà (e la sbornia del figlio), verrà il tempo della riflessione: gli Inal stanno pensando di far partecipare Lorenzo ai corsi che il Comune e la Polizia municipale sta attivando, tramite un centro multiservizio, che metterà a disposizione anche degli psicologi per i ragazzini multati. «Credo che abbia imparato la lezione e quella notte all’ospedale non se la dimenticherà facilmente», conclude Rodolfo.

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