Cultura e Spettacoli

«Il mio Mercante non è un pacco»

«Il mio Mercante non è un pacco»

Laura Rio

da Milano

È l’uomo che Antonio Ricci aspettava da tempo. Il conduttore che gioca con i telespettatori proprio come fa Pupo su Raiuno (e prima di lui Bonolis) in Affari tuoi. Da due settimane Pino Insegno è Il mercante in fiera di Italia Uno. Sono anni che Ricci ripete sempre la stessa cantilena: «Gli avversari di Striscia la notizia non sono i pacchi, ma i telefilm che vanno in onda su Italia Uno e Rete4». Per dir la verità, il patron del Tg satirico ha lottato anima e corpo contro Bonolis quando stava su Raiuno. Comunque, adesso contro Affari tuoi (tra le 20,30 e le 21,15) c’è un quiz direttamente concorrente. Il bello è che ha raccolto da subito notevoli risultati: nelle prime due settimane (dal 30 gennaio all’altro ieri) il Mercante ha raggiunto una media del 10,24 per cento di share con 2.940.000 spettatori, facendo alzare gli ascolti della rete in quella fascia oraria. Il tutto mentre Striscia, che ha ripreso grinta, sta prendendo il volo su Affari tuoi: la settimana scorsa (dal 30 al 4) il quiz di Raiuno ha avuto una media del 27,8 per cento, Striscia del 32.
Allora, Insegno, come ci si sente investiti di tale responsabilità?
«Sono molto contento che il programma piaccia. Noi non vogliamo battere Raiuno, ma essere una valida alternativa. Ricci ha ragione: contro un gioco se ne deve mettere un altro. È vero anche che parte del pubblico, soprattutto nella fase finale del quiz, possa pure lasciare Striscia per seguire noi».
Per lei, attore e doppiatore, è stata una bella scommessa: non aveva mai condotto un quiz...
«La prima cosa che ho fatto è stato cambiare look, ho tolto il pizzetto, per essere più rassicurante: il mio è un pubblico di famiglie. L’idea di fare questo quiz mi piaceva molto perché ci ho sempre giocato in famiglia. E mio padre non mi lasciava mai fare il mercante...».
Però il gioco nella parte finale assomiglia molto ad Affari tuoi...
«A parte che le regole sono quelle tradizionali del Mercante in fiera (e l’idea geniale è stata di ristudiarlo per la Tv), c’è una grande differenza tra i due programmi: io conosco le carte, mentre Pupo non sa cosa c’è nei pacchi. E questo dà al gioco tutt’altra atmosfera».
A chi si è ispirato per inventarsi conduttore?
«Certamente a Bonolis. Non a Pupo, un cantante che si è ritrovato a fare il presentatore. Paolo sa costruire una commedia dell’arte, mi basterebbe riuscire a fare il 40 per cento di quello che fa lui. Quando se ne è andato da Raiuno, mi ha detto: “Perché non li conduci tu i pacchi?” Ora so che posso fare il presentatore. E devo dire che mi piaccio... non capita spesso che succeda: di solito quando mi riguardo nei miei spettacoli mi trovo antipatico...».
È dunque giunta l’ora di smarcarsi dalla Premiata Ditta?
«Assolutamente no, anzi quest’anno festeggiamo i 25 anni insieme e i 20 anni di Tv.

Torneremo in onda a ottobre del 2006 con lo show Biblioteca d’Italia 1, ovvero le tragedie più comiche della storia».

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