«È stato un percorso magnifico, stupendo. Fino all'adolescenza, naturalmente. Quando arrivano le complicazioni perché i figli adottivi vogliono e hanno diritto di sapere chi sono, da dove provengono, costi quel che costi in termini di sofferenza tua e loro. Mi creda: malgrado tutta la tua disponibilità di genitore, vieni messo fortemente alla prova. Il desiderio della ricerca delle origini, quando e se emerge, ha la priorità su tutto e condiziona l'esistenza dei ragazzi, ma anche molto quella dei genitori. A quel punto non ci sono regole sicure e certe da applicare per essere buoni genitori adottivi e non sbagliare. Servono buon senso, tanto amore, ma soprattutto bisogna esserci sempre per quei figli diventati improvvisamente fragili. Ora che è tutto passato e i ragazzi hanno 30 anni e la loro vita, io e mio marito li guardiamo, pensando di essere stati proprio bravi a tirar su due figli così diversi ma anche così meravigliosi».
Marilena Mondiali, 58 anni e il marito Maurizio Rota, 61enne, sono due tassisti residenti a Peschiera Borromeo (Milano), genitori di Simone e Valentina che hanno adottato nel 1984 a Manila, nelle Filippine quando i bambini - nati lo stesso giorno e lo stesso anno ma non consanguinei - avevano appena 4 mesi. Ora Simone è un difensore della nazionale di calcio filippina e vive a Manila, mentre la sorella, calligrafa e illustratrice sposata con un italiano e madre di una bambina, è rimasta a Milano. Marilena - occhi e modi dolcissimi ma fibra d'acciaio - spiega che lei e il marito si resero disponibili all'adozione internazionale e andarono in Asia due mesi per tutte le pratiche necessarie. Ogni sera, prima di andare a letto, Marilena raccontava ai suoi figli la favola della loro storia vera. Spiegando che c'erano le mamme e le mamme speciali e che a quest'ultima categoria appartengono le donne che non possono avere figli e vanno a prendere quelli che le mamme non possono tenere perché altrimenti li farebbero soffrire di privazioni o, addirittura, non riuscirebbero a farli crescere. «Per fare capire loro - sottolinea - che il gesto delle mamme di dare in adozioni i propri figli è solo un gesto d'amore».
Cresciuti allo stesso modo, i due bambini sono diversissimi, fuoco e acqua. Valentina sveglia, furba, schietta, anche troppo, ha sempre avuto tanti amici, non ha mai sofferto un momento di non essere figlia biologica dei Rota e non ha voluto sapere nulla del proprio passato.
Simone introverso, pacioccone, generoso e sensibile, innamorato dei genitori adottivi, facile alle amicizie, ha molto sofferto di essere stato rifiutato dalla mamma biologica. «Anche se non me l'ha mai detto apertamente - precisa Marilena - so che ci teneva a conoscere più eventuali fratelli che i genitori. Io lo capivo e glielo dicevo, mostrandogli apertamente tutti i documenti della missione italiana di suore dove avevo trovato lui e Valentina affinché non pensasse che glieli volessi nascondere. Compiuti i 25 anni e complice il calcio, mio figlio è tornato a Manila dove ha cercato, seppur invano, la sua famiglia d'origine, scontrandosi con l'assenza di una vera e propria anagrafe ai tempi della dittatura di Marcos. A quel punto si è tranquillizzato, ha deciso di stabilirsi là e di aiutare i bambini più sfortunati. Vive infatti nella stessa missione dove abbiamo adottato lui e sua sorella.
E quando la sua attività di atleta glielo permette, va a distribuire beni di conforto ai bimbi dei villaggi. Lo vedo felice, soddisfatto, capisco che finalmente ha trovato il suo approdo. E quando mi telefona mi dice: “Sai mamma? Sto lavorando per farti venire qui”».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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