Mirabelli: "Quel decreto non era anticostituzionale"

Secondo il giurista "il testo del governo non riguardava solo Eluana e non si sarebbe determinato un conflitto con la magistratura"

Roma «Il decreto del governo non era anticostituzionale».
Professor Mirabelli, da ex presidente della Consulta sta dicendo che al posto del capo dello Stato avrebbe dato il via libera al provvedimento?
«Non giudico le sue scelte e non mi metterei mai al suo posto. Avrà avuto le sue buone ragioni, non ravvedendo requisiti d’urgenza, non so se ancorate a qualche testo precedente, espresse con chiarezza nella nota comunicata a Palazzo Chigi».
Però lei la pensa diversamente.
«Secondo me non vi era alcuna palese violazione della Costituzione e non si sarebbe determinato un conflitto con la magistratura. Questa è la mia opinione e naturalmente non pretendo sia la verità assoluta».
Si spieghi.
«Il decreto legge non svuotava una decisione giudiziale. E s’inquadrava, per due motivi, nell’ottica di una moratoria di garanzia».
Qual è il primo?
«Dal testo si evinceva una disciplina transitoria e di carattere generale, diretta non ad uno specifico caso. Non mirata solo alla vicenda di Eluana Englaro, bensì a tutti i cittadini che si trovano nella medesima situazione di disabilità».
Il secondo motivo?
«Non escludeva che, per ipotesi, si potesse poi dare seguito alla pronuncia della corte d’Appello di Milano, alle condizioni e con le garanzie, anche di carattere sanitario, che la legge avrebbe potuto stabilire. Quella pronuncia è basata, va detto, su una ricostruzione di presunta volontà della donna, sulla base di indizi che lasciano perplessi. E con essa, poi, si stabiliva non l’imposizione della sospensione di idratazione e alimentazione, ma la sua autorizzazione».
Con il decreto si sarebbe potuto stoppare il protocollo già avviato.

«Certo. E il Legislatore avrebbe potuto disciplinare la questione, in maniera organica e generale. Ci sarebbe stato da discutere sul caso specifico, ma saremmo stati dinanzi ad un problema semmai del “dopo”».
Adesso è una corsa contro il tempo.
«Già, saggezza vorrebbe che non si procedesse all’esecuzione con quest’urgenza. E chiedo, a chi sta vicino ad Eluana: non sarebbe opportuno sospendere tutto e attendere?».
Professore, il caso Englaro divide anche voi costituzionalisti.
«È naturale che nel mondo della giurisprudenza ci siano diversità d’opinioni. Sui temi caldi, forse, si accentuano e sono più evidenti, perché i vari interventi sono concentrati in uno stesso lasso di tempo e manca un dialogo d’approfondimento».
La preoccupa lo scontro istituzionale tra Berlusconi e Napolitano?
«Purtroppo si è verificato, ma non credo sia opportuno che continui. Sullo sfondo, però, c’è sostanza».
In che senso?
«Mi riferisco alle interpretazioni che si concentrano attorno a due punti chiave».
Quali sono?
«Primo: la riflessione sull’articolo 32 della Carta, che anzitutto tutela la salute, quindi la vita, che ne è il presupposto. E sancisce la libera scelta delle cure mediche, visto che nessuno può essere obbligato alla somministrazione di un trattamento sanitario.

Si tratta di un diritto personalissimo, collegato al consenso informato in dialogo attuale con il medico».
E poi?
«La dignità della vita. Cioè, il valore culturale di fondo, la radice remota di tutte le questioni. E non è roba di poco conto».

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