Mirabilia della ceramica

D oppio appuntamento in agenda a partire da oggi presso le Sale Viscontee del Castello Sforzesco. Con un comune denominatore: la passione per l'arte «della terra e del fuoco», la ceramica, che vanta una storia millenaria: basti pensare alla Grecia antica, con la sua pittura vascolare che è testimonianza privilegiata di cultura e civiltà, ma anche di vita quotidiana. Tanto che ad Atene un intero quartiere con annessa necropoli, il Ceramico, doveva il suo nome all'affollamento di botteghe e officine di vasai lungo i vicoli. E se fino all'Ottocento la ceramica è stata produzione funzionale a una varietà di impieghi, dal decorativo alla pompa, dall'arredo al sacro, a partire dal secolo scorso si è assistito ad un recupero del suo carattere puramente artistico.
Per i milanesi l'occasione di vedere da vicino piccoli e grandi capolavori ceramici è fornita dal centenario del MIC, Museo Internazionale della Ceramiche in Faenza - città da cui deriva il termine faïence, maiolica, che dà il nome alla mostra, a cura di Jadranka Bentini-, nato nel 1908 e istituito nel 1913 per volontà di Gaetano Ballardini che ne fu direttore fino al 1953. Centoquaranta le opere selezionate, dal Rinascimento a oggi, con nomi che vanno da Fontana a Picasso, da Matisse a Chagall, a testimonianza dell'alta dignità artistica di un materiale spesso relegato fra i "minori". E' ripercorsa la vicenda storica di un'istituzione unica nel suo genere, ma anche di una tradizione che da artigianato artistico si fa arte a tutti gli effetti, e di un lavoro che da manuale ed elitario si fa industriale e allargato alle applicazioni più disparate. Già, perché fin dalle sue origini il MIC ha tra gli scopi principali quello di promuovere l'industria della ceramica: una filosofia piuttosto moderna e lungimirante, che delineava già agli albori del Novecento la necessità di un connubio fra arte, cultura e industria. Questi i fili rossi dell'esposizione, il cui allestimento allo Sforzesco segue l'edizione romana ospitata presso la Biblioteca della Camera dei Deputati nel Palazzo del Seminario. E a Milano la mostra assume un valore particolare alla luce della presenza delle raccolte ceramiche medioevali e moderne del Castello Sforzesco, uno dei nuclei più prestigiosi in tal senso in tutta Europa con oltre 6.000 pezzi dal medioevo al barocco. Un legame, quello tra Milano e la città emiliana , che ha vissuto momenti di particolare intensità: come all'indomani dei bombardamenti alleati del 1944, quando uno sconsolato Ballardini, che stava pazientemente ricostruendo il patrimonio artistico del MIC, ricevette dalle collezioni sforzesche importanti prestiti relativi soprattutto alla ceramica lombardo-ligure. Altrettanto interessante si annuncia la parallela esposizione «Bertozzi & Casoni. Nulla è come appare. Forse». Il percorso artistico di Giampaolo Bertozzi (51 anni) e Stefano Dal Monte Casoni (47), che dagli anni Ottanta hanno dato vita a un "tandem" creativo con quartier generale a Imola li ha portati a coniugare la tradizione con le più aggiornate ricerche sui linguaggi dell'arte contemporanea.


Nella personale che si apre oggi, curata da Franco Bertoni, si possono vedere i loro lavori più recenti, tra cui Riflessione sulla morte e una Morte con scheletro in argento.
Castello Sforzesco
Fino al 2 settembre 2008

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