Il miracolo di Vera, tra politica e solidarietà

Vera Smolnikova, lo scorso 21 giugno, ha compiuto tre anni. Ma la sua vita è cominciata da poche settimane. Per l’esattezza dal 19 maggio, quando la bambina, arrivata dalla siberiana Novosibirks (un milione e mezzo di abitanti, la terza più grande città della Russia dopo Mosca e San Pietroburgo), è stata sottoposta con successo a trapianto di cuore agli Ospedali Riuniti di Bergamo.
La storia di Vera non avrebbe avuto un lieto fine, se, grazie alla tenacia mamma, non fosse venuta alla ribalta, attirando l’attenzione prima di Vladimir Putin e poi di Silvio Berlusconi.
La piccola, sofferente di una grave miocardiopatia restrittiva, era tenuta in vita grazie a un sistema di assistenza ventricolare esterno applicatole alla fine dello scorso anno. Ma si trattava di una soluzione temporanea; la sola speranza di vita era rappresentata da un trapianto di cuore, non praticabile in patria, giacché in Russia il prelievo di organi da minori è vietato.
La madre Irina, curatrice delle pubbliche relazioni di una emittente televisiva siberiana, ha cercato in tutte le maniere di rendere pubblico il caso della figlia, tanto che in patria è diventato presto un caso mediatico; se ne interessa prima il governatore di Novosibirks, che a propria volta coinvolge il consiglio regionale. Ma è Putin stesso a prendersi a cuore le sorti della bimba: si rivolge a Silvio Berlusconi, che se ne interessa personalmente, mettendo in moto, attraverso il governatore Formigoni, la Regione Lombardia.
La scelta cade sugli Ospedali Riuniti di Bergamo, quale struttura ospedaliera più idonea al caso.
La partenza dalla Siberia della bimba, filmata da una troupe televisiva, avviene i primi di febbraio con un llyuschin 76 della Protezione Civile, grazie alla collaborazione tra gli Ospedali Riuniti e l’aeroporto di Orio al Serio. Una volta ricoverata in reparto a Bergamo, sono dovuti trascorrere però altri 100 giorni in attesa prima che si trovasse un cuore disponibile.
All’alba di giovedì 19 maggio arriva la notizia che il cuore c’è: un automezzo AREU, con a bordo i cardiochirurghi Pentricci ed Innocente, parte verso l’ospedale pediatrico di Firenze, dove un bimbo di 2 anni era morto in seguito ad un incidente domestico.
L’intervento chirurgico viene eseguito dal cardiochirurgo Amedeo Terzi, assistito dall’equipe dei Riuniti diretta da Paolo Ferrazzi.
Dopo una prima parte dell’intervento, la più delicata, servita a rimuovere il sistema d’assistenza ventricolare, i chirurghi hanno proceduto all’impianto del nuovo organo, che fortunatamente, ha cominciato a battere immediatamente, pur essendosi trattato di un intervento non facile sia da un punto di vista tecnico, chirurgico, anestesiologico e trapiantologico.
Il decorso post operatorio è stato regolare e la bimba ora sta bene, anche se dovrà rimanere in Lombardia ancora un anno, per potersi sottoporre alle terapie del caso. Per tutta la durata di questo periodo mamma e figlia (che al suo nome Vera ha aggiunto un italianissimo Francesca in omaggio a un coetaneo compagno di stanza) avranno a disposizione un alloggio.


Carlo Nicora, direttore generale degli Ospedali Riuniti, ringraziando in particolare il governatore della Lombardia, ha manifestato grande soddisfazione per il risultato ottenuto e con lui anche Paolo Ferrazzi, direttore del Dipartimento Cardiovascolare, il quale ha precisato che ora la piccola Vera potrà finalmente avere una vita normale.

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