Politica

Il mistero di una morte che ha dato vita al mito

Dalla «tomba vuota» al certificato di ricovero «sparito nel nulla»

C’è chi dice che sia stata la Marilyn Monroe del porno. E probabilmente ha ragione. Perché c’è una cosa che accomuna indubbiamente Moana a Marilyn: una morte prematura e misteriosa che ha trasformato in «mito» due personaggi destinati forse alla popolarità, ma di certo non alla celebrità.
E invece attorno all’«icona» di questa bionda trentaduenne morta nel ’94 in un ospedale di Lione si è sviluppata una bibliografia da fare invidia perfino alle più ammirate star di Hollywood: biografie più o meno autorizzate, libri di poesie, antologie di memorie, raccolte di scritti inediti e - addirittura - un compendio sui suoi pensieri più alti, dal titolo La filosofia di Moana.
Ma il punto chiave di tutta la produzione letteraria su Moana resta il mistero sulla sua tragica fine. E non è casuale che appena due anni fa l’ultimo esposto presentato alla magistratura di Roma abbia messo, ancora una volta, in dubbio la versione ufficiale. «Sono solo cattiverie», hanno commentato i parenti di Moana. Ma intanto i giornali, per l’ennesima volta, hanno rilanciato la solita ridda di voci, alcune delle quali decisamente fantasiose. Come quella, ad esempio, che vorrebbe Moana ancora viva in uno sperduto angolo dell’America. Sua madre prima disse di aver disperso le ceneri in mare, poi di averlo fatto sul monte Cervino, infine ritrattò. Il fratello Simone sostenne invece che Moana era stata tumulata nel cimitero di Lerma, in provincia di Alessandria, ma qui il sindaco del paese ha sempre precisato che a lui «una tale circostanza non risulta».
Altri presunti misteri: i responsabili della clinica di Lione dove la pornostar morì non avrebbero confermato il suo ricovero e il cadavere non sarebbe stato visto da nessuno; inoltre non sarebbe mai svolto alcun funerale. Ma la lista dei boatos è lunga: le spoglie sarebbero state incenerite, ma nessuno ha visto l’urna in cui sono state riposte dopo la cremazione; la clinica non sarebbe stata dotata, all’epoca, dell’inceneritore per procedere alla cremazione e nessun istituto italiano specializzato avrebbe registrato la cremazione; il certificato di morte in Comune sarebbe arrivato solo 4 mesi dopo, con errori anagrafici e alla Camera di commercio di Roma la posizione di Moana Pozzi «editrice» e «imprenditrice» sarebbe rimasta aperta anche nei mesi successivi al decesso dell’artista.
Pseudoipotesi, spazzate dalle parole di Mauro Biuzzi, esecutore testamentario nominato dalla stessa Moana Pozzi: «Nel ’94 furono forniti i documenti attestanti la morte dell’attrice. Le chiacchiere di questi anni sono solo delle vergognose trovate pubblicitarie assecondate da un modo scandaloso di fare disinformazione. Tutto ciò non fa che aggiungere dolore a dolore e la famiglia ha già sofferto abbastanza per queste bugie».

Sicuramente più squallide di un film porno.

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