
C'è chi, e non a torto, ha definito Silvana Damato una vittima "a basso rischio". Ovvero una persona estranea ad ambienti pericolosi, marginali e tanto meno a contesti di devianza. Trovata morta la sera dell'8 agosto nella vasca da bagno di casa, nell'appartamento al sesto piano di uno stabile di via Alessandro Bisnati nel quartiere Bruzzano dove aveva sempre abitato da sola, questa signora di 69 anni conduceva infatti una vita ordinaria. Ex tabaccaia in pensione, divorziata da anni, una figlia grande che l'aveva resa nonna due volte, Silvana si muoveva sicura in una quotidianità senza scossoni che si era costruita su misura in un ambiente che conosceva, allietata al massimo da qualche partita a burraco con gli amici di sempre, anche loro pensionati, alla Caffetteria "Sun Strac" del Parco Nord, seduta ai tavolini davanti al laghetto artificiale.
Per questo quando il suo corpo senza vita è stato trovato supino e parzialmente immerso nella vasca da bagno in vestaglia e biancheria intima, qualche ecchimosi attorno agli occhi e sulla fronte, un piccolo taglio sul collo con il sangue che però è rimasto all'interno, senza fuoriuscire, pensare a un omicidio non è stato un riflesso immediato. A lanciare l'sos quel pomeriggio, erano stati i soliti amici del bar, allarmati quando la donna aveva mancato alla partitella del venerdì pomeriggio, evidentemente un segnale di una puntuale e quasi rigorosa puntualità che li aveva infatti subito fatti pensare male. I vigili del fuoco erano entrati sfondando la porta della sua abitazione, quindi il sopralluogo dei carabinieri e infine i primi esiti dell'autopsia il 13 agosto che sorprendono perché annullano praticamente ogni dubbio che quel decesso sia stato originato da un malore, tanto che la Procura apre un fascicolo per omicidio, affidandolo alla pm Valentina Mondovì: nessuna delle ferite inferte alla donna è di per sé mortale e l'assassino, finendola nell'acqua della vasca dopo averla picchiata colpendole la faccia e il collo, forse si è illuso in quel modo di cancellare anche il Dna. A questo punto gli investigatori del comando provinciale dell'Arma, guidati dal colonnello Antonio Coppola, sono obbligati a leggere gli elementi che hanno a disposizione con occhi differenti. È fin troppo chiaro che Silvana Damato abbia aperto la porta al suo assassino in totale tranquillità e fiducia, non è stata colta di sorpresa; anche i suoi abiti raccontano confidenza e assenza di percezione di una qualsiasi minaccia. Non c'è stata difesa, non c'è stato allarme. C'è poi un altro dettaglio non trascurabile: non solo la casa, piena zeppa di soprammobili, al momento del rinvenimento del cadavere era in perfetto ordine, elemento questo che rende difficile pensare che ci sta una colluttazione in piena regola, inoltre la porta d'ingresso era chiusa a più mandate e le chiavi sono sparite.
Adesso si attendono i tempi degli esami tossicologici che diranno se c'è stata una sedazione prima dell'aggressione, per mezzo
di farmaci, alcol, veleni. Si sa che la donna, appassionata di karaoke e per questo attiva sulla app "Starmaker", da poco aveva iniziato una relazione e che anche quest'uomo, come gli amici del bar, sarebbe stato sentito.