Mitsuko Uchida ovvero l’assoluto

Ci sono i tagli del Fus. Uno scandalo che lascia senza parole. Ma fortunatamente la città è piena di musica. Un po’ perché ciascuno cerca di andare avanti per la sua strada, un po’ per non dargliela vinta, un po’ per avviare una sottoscrizione. La qualità è quasi sempre garantita. Il coordinamento mai. I preziosi appuntamenti cameristici delle Serate Musicali si scontrano con quelli sinfonici del Piermarini. L’Auditorium contende il venerdì a San Maurizio. Il Dal Verme il giovedì alla Ueco. Gli imprevisti aumentano la concorrenza. Lo scorso martedì l’imbarazzo era tra il megaconcerto della Verdi e la nipponica compostezza dell’ospite del Quartetto. Intanto passa la Staatskapelle Dresden che manca da tempo immemorabile e ti innamori del suono pieno, chiaro, possente che contende la palma a quello dei Berliner. Le due orchestre che sino a non molto tempo fa si contendevano la palma: una dall’Est e l’altra dall’Ovest. Passa, anche lui assente da anni dalla scena scaligera, Daniele Gatti. E riempie di ammirazione per la controllata emotività del Mahler più appassionato che sia dato ascoltare. Alla Società dei concerti, che si accaparra la più tranquilla giornata del mercoledì in Sala Verdi, Antonio Mormone tira fuori i gioielli di famiglia. È di scena suo nipote Edoardo. Diciotto anni che il volto ancora incantato fanno sembrare quattordici. Edorado Zosi, un figlio d’arte, sta sull’attenti con il suo Guadagnini incollato tra spalla e mento. Un po’ è solo, un po’ in duo con il maestro Pierre Amoyal. Attorno l’ottima Camerata di Losanna che nella seconda parte affronterà con sicurezza il magnifico Verklärte Nacht di Schönberg. Per i due solisti Bach. I Concerti Bwv 1041, 1042 e 1042 che il Cantor scisse a Köthen su dichiarato modello vivaldiano (già in circolazione le versioni a stampa). Dunque luce, sapienza strumentale, energia di bassi che ribadiscono il recente principio della tonalità. Più disinvolto ovviamente Amoyal, che tra l’altro utilizza un violino strepitoso ( il Milanollo o il celeberrimo Kochansky?). Mentre il maestro gioca con la messa in voce subito ripresa, e si porge fisicamente e psicologicamente come i virtuosi del tempo che fu, il nostro Edoardo esegue con perfetto aplomb. Frutto di studio, talento, sacrosanta prudenza. Se la vicinanze al modello lo rincuora è chiaro che la maggior pregnanza espressiva di Amoyal finisce col penalizzarlo. Lo si deve lasciare volare da solo. Allora se ne potrà cogliere la stoffa. Sempre in Sala Verdi, per il Quartetto, ritroviamo Mitsuko Uchida. Una pianista di gran nome appena ascoltata nella differita tivù da Salisburgo, accanto a Muti, in occasione dell’anniversario mozartiano. E sentita di recente anche al Quartetto. Non la riconosciamo. Allora, eravamo rimasti colpiti da una padronanza tecnica arricchita dall’ipersensibilità tradotta in suoni pastosi e vibranti, oltre che dell'emotività che le attraversava il volto come un mare in tempesta. Adesso, stesso viso forte da epopea samuraica ma diverso look, tre anni fa un bozzolo da farfalla, la pianista è sinonimo di perfezione. Quello della Fantasia K 475 è il Mozart più beethoveniano? A non sapere che è Mozart si scambia per Beethoven.

Mentre le inconfondibili Sonate K 533/494 e K 576, raccontano ogni sfumatura sonora, disegno ritmico, intento agogico e umorale di Amadeus. La fragile farfalla che ricordavamo è volata via. E rimasto l’acciaio dell’assoluto senza l’aggiunta del sé. Il taglio oggettivo e matematico è perfetto per il bellissimo Boulez di Douze Notations.

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