"Donne ucraine stuprate davanti ai figli": l'orrore dei soldati russi

Lyudmyla Denysova è il commissario per i Diritti umani del parlamento ucraino che sta raccogliendo le denunce dei cittadini contro i russi

"Donne ucraine stuprate davanti ai figli": l'orrore dei soldati russi

L'edizione odierna de La Stampa ospita a pagina intera un intervento di Lyudmyla Denysova, commissario per i Diritti umani del parlamento ucraino. Come da lei stessa spiegato, da quando è scoppiata la guerra il suo ufficio è attivo tutti i giorni, 24 ore su 24, per rispondere alle chiamate dei cittadini delle diverse città ucraine occupate, minacciate dai bombardamenti, assediate, distrutte. "C'è chi chiede aiuti umanitari, chi vuole informazioni sull'apertura dei corridoi di fuga verso luoghi più sicuri dì quelli dove si trovano", ha spiegato Lyudmyla Denysova, il cui ufficio è anche attivo per la ricerca degli scomparsi, che attualmente sono in un numero vicino ai 15mila tra soldati e civili.

Ma non solo, perché nell'ufficio del commissario per i Diritti umani del parlamento ucraino si raccolgono anche prove contro la Russia: "Raccogliamo denunce e forniamo supporto psicologico alle vittime o ai testimoni di violenze. Abbiamo dei dati forniti direttamente dai cittadini, e verificati, di abusi e crimini commessi dalle truppe nemiche sul nostro territorio. Abbiamo numerosissime prove". Si parla spesso di stupri da parte dei soldati russi, confermati dal commissario: "Questi orchi violentano i nostri bambini e dicono alle madri: 'Così non metterete più al mondo nazisti ucraini'".

Nel suo articolo, Lyudmyla Denysova spiega che "l'invasore" da febbraio ha violato tutte le convenzioni di Ginevra, "in particolare quella sul genocidio". Parole forti, che si accompagnano ad accuse specifiche da parte del commissario: "Le truppe russe hanno utilizzato armi non convenzionali come le munizioni termobariche, le bombe a grappolo, al fosforo, hanno disseminato mine nelle nostre città. Questi sono crimini contro l'umanità, sono armi vietate da usare contro i civili".

Ci sono ancora dei morti che mancano, corpi che non sono stati recuperati dalle macerie, quindi il bilancio è finora provvisorio. Ma Lyudmyla Denysova parla anche di "790 mila ucraini, di cui 150 mila" bambini che sono stati deportati in Russia, spesso senza i loro genitori. Questa pratica farebbe parte di un progetto che prevede una legge che consenta "una procedura facilitata per l'adozione in Russia di 'bambini di origine ucraina'. Notare il termine, 'origine ucraina', non 'cittadinanza ucraina'. Sappiamo che questa indicazione viene direttamente da Putin".

Queste pratiche sarebbero iniziate nell'area di Donetsk e Luhansk già prima dell'invasione dello scorso 24 febbraio e, se confermate, si configurerebbero "nella definizione di genocidio, è uno genocidio intenzionale del popolo ucraino". Lyudmyla Denysova parla di veri e propri centri di detenzione per gli ucraini, dai quali non vengono fatti uscire se non per essere trasferiti in altre città della Russia, spesso in regioni remote come il distretto Yamalo-Nenetsky.

Tra i crimini di guerra inquadrati nel genocidio, spiega Lyudmyla Denysova su La Stampa, ci sono anche i reati sessuali, "non soltanto contro donne e ragazze, ma anche bambini, ragazzi, uomini. Noi abbiamo un team di psicologi che lavora con le vittime delle violenze, e chiediamo ai nostri cittadini di denunciare i crimini commessi contro di loro". Non tutti, però, arrivano a fare denuncia: la paura di ripercussioni è troppa.

"Sappiamo di una ragazza 16 anni: due nemici, non riesco a chiamarli umani, l'hanno violentata in tutti i modi, il terzo teneva ferma sua sorella di 25 anni, e le diceva: 'Guarda, è quello che faremo a tutte le puttane naziste'", scrive ancora Lyudmyla Denysova, che auspica di poter portare quante più prove possibili al tribunale internazionale de L'Aia.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica