Ad Astana si apre il sesto summit della CICA

Ospitando il sesto vertice della CICA, ad un mese di distanza dal Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali, Astana si riconferma la centrale elettrica diplomatica dell'Asia centrale. Vi spieghiamo che cos'è la CICA e cosa potrebbe accadere.

Ad Astana si apre il sesto summit della CICA

La CICA, acronimo di Conference on Interaction and Confidence-Building Measures in Asia, è un forum intergovernativo che si riunisce ogni due anni, nelle forme di vertice e di incontro ministeriale, allo scopo di favorire il dialogo e le iniziative multilaterali in Asia. Nata nel 1999, da un'idea dell'ex presidente kazako Nursultan Nazarbaev, la CICA può essere definita l'equivalente in salsa eurasistica del Consiglio d'Europa, con un taglio, però, più laico e meno dirittoumanistico.

Quest'anno, 2022, ad ospitare il sesto vertice della CICA è Astana, la capitale del Kazakistan, nei cui sontuosi edifici diplomatici si sta discutendo di futuro dell'Asia (e del mondo) più che in ogni altra precedente edizione. Un'altra opportunità per il pragmatico e ambizioso Kassym-Jomart Tokayev, l'erede di Nazarbaev, di mostrare a chi ha occhi per vedere, e orecchie per intendere, che il Kazakistan non ha intenzione di essere un burattino nel nuovo Torneo delle ombre.

Il programma del forum: dall'Ucraina alla dedollarizzazione

Il sesto incontro della CICA è stato aperto da un incontro a porte chiuse tra Tokayev e Recep Tayyip Erdoğan, il presidente turco, che si è concluso eloquentemente con un'amichevole partita a tennis da tavola. Diplomazia del ping pong, come nel 1971, con turchi e kazaki a sostituire americani e cinesi, ma con, forse, lo stesso obiettivo: Mosca.

Ai margini del vertice, che ha riunito i rappresentanti di oltre venti paesi, l'incontro più atteso è stato sicuramente quello tra Erdoğan e Vladimir Putin – l'Ucraina sul tavolo del loro faccia a faccia, vietato agli occhi indiscreti, con la Turchia nei panni di aspirante paciere. All'interno del vertice, invece, si è discusso di come ampliare la cooperazione e l'integrazione in antiterrosimo, energia, finanza, infrastrutture, investimenti e sicurezza.

La Turchia al centro dell'evento

Se Xi Jinping è stato l'indiscusso protagonista del vertice di Samarcanda dell'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, Erdoğan lo è stato del summit di Astana della CICA. Uno dei pochi capi di stato a venire accolti all'aeroporto internazionale di Astana da Tokayev in persona, nonché l'unico a giocare con lui a ping pong – potente simbolo di amicizia e triangolazione. L'unico ad essersi presentato davanti a Putin con una proposta di pace per l'Ucraina. Colui che porterà a casa più documenti di cooperazione firmati con il Kazakistan: sei protocolli d'intesa, quattro accordi e due programmi.

Similmente alla Turchia, anche il proprietario di casa, il Kazakistan, uscirà rafforzato dalla CICA, in particolare a livello di immagine – il consolidamento dello status di magnete diplomatico dell'Asia centrale – e per le potenziali ricadute geoeconomiche e geopolitiche – l'attrazione di investimenti come conseguenza dell'acceleratore premuto sulla multivettorialità.

Per la Russia, invece, la CICA sembra essersi rivelata l'occasione per rincorrere e (provare a) recuperare terreno in quello che si considera il suo cortile di casa, il Turkestan, essendo stati programmati un Putin-Japarov e una sorta di 5+1 ai margini del forum.

La presa d'atto che la guerra in Ucraina e le sue conseguenze, dalla crisi energetica ai moti migratori, hanno scosso i fragili equilibri in Asia centrale, spianando la strada agli altri giocatori del Torneo delle ombre 2.0.

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