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Ancora morti nel Mediterraneo: due naufragi, 8 bimbi tra le 20 vittime

Un naufragio nel Mar Ionio e uno nel Mar Egeo. E dalle coste libiche continuano le partenze. Salvini accusa: "A gennaio più sbarchi di un anno fa"

Ancora morti nel Mediterraneo: due naufragi, 8 bimbi tra le 20 vittime

Altri due naufragi nel Mare Mediterraneo. Altri ventitré immigrati morti al largo della Turchia e della Grecia. Tra questi ci sono almeno otto bambini. E un numero imprecisato di dispersi. Eppure le partenze non si arrestano e i viaggi della speranza continuano a portare centinaia di disperati a tentare il viaggio in mare nonostante le cattive condizioni meteorologiche.

Due naufragi nel Mediterraneo

Il primo naufragio è stato registrato questa mattina. Almeno dodici immigrati sono morti dopo che la barca sulla quale viaggiavano, probabilmente verso l'Italia, è affondata nel mar Ionio. A renderlo noto è stata la guardia costiera greca precisando che "l'operazione di ricerca e soccorso" sarebbe andata avanti ad oltranza per provare a trovare i dispersi. Sull'imbarcazione erano, infatti, presenti una cinquantina di persone, che si erano imbarcate sull'isola greca di Paxos, ma solo ventuno sono stati salvati dalle onde del mare. "Le ricerche vanno avanti con l'aiuto di un elicottero - fanno sapere da Atene - sono tuttavia pochissime le speranze di ritrovare in vita gli altri migranti". Secondo l'Unhcr, l'agenzia dell'Onu che si occupa dei rifugiati, nel 2019 sono stati 74.500 i migranti passati dalla Turchia alla Grecia. Ed è proprio su questa tratta che altri migranti hanno perso la vita in un secondo naufragio che c'è stato in serata. Almeno undici persone, tra cui otto bambini, hanno perso la vita quando l'imbarcazione che li stava trasportando nelle acque turche si è ribaltato. "Il barcone è affondato nel mar Egeo - riferisce l'agenzia Anadolu - tra la costa di Cesme e l'isola greca di Chios". Altre otto persone sono state, invece soccorse e salvate.

Le partenze dalla Libia

Anche dalle coste della Libia non accennano ad arrestarsi le partenze. "Basta una settimana e mezza per superare gli sbarchi di tutto gennaio 2019", ha denunciato questa mattina Matteo Salvini. "Un anno fa erano stati registrati 202 arrivi: nei primi dieci giorni del 2020 gli sbarchi sono già a quota 228 - ha tuonato il leader della Lega - il governo ha riaperto i porti: è complice o incapace?". In mattinata su Twitter gli attivisti di Alarm Phone hanno fatto sapere di essere stati contattati da un'altra barca con a bordo una settantina di persone. "Ci ha chiamato dopo essere fuggita da al-Zawiyya in Libia - hanno spiegato - le autorità sono state immediatamente avvisate". Open Arms, dopo essere stata informata, ha provato a cercarli, ma senza successo. "Dove sono? Come stanno?". Nel frattempo sul ponte della nave della ong spagnola ci sono già 118 immigrati che sono stati recuperati nelle scorse ore. "Fuori piove e fa freddo. Che ne sarebbe stato di loro se il nostro vecchio rimorchiatore non fosse stato nel Mediterraneo?", denunciano lanciando l'hashtag #ognivitaconta.

Le accuse ai libici

E mentre gli immigrati irregolari continuano a partire non si accennano a diminuire le accuse nei confronti della Guardia costiera libica. Su Twitter Alarm Phone ha riferito il contenuto di una telefonata tra la ong e un gruppo di migranti soccorsi in acqua dai libici e trasferiti sulla terraferma.

"Hanno sparato a un migrante che si rifiutava di sbarcare nel Paese - hanno denunciato - e ha gettato il corpo in mare".

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