Cambiamento climatico, per l'Iss sono rimasti solo 20 anni per salvare il pianeta

L'allarme arriva da Walter Ricciardi, presidente dell'Istituto Superiore della Sanità: "Tra due generazioni i nostri figli e i nostri nipoti corrono il rischio di non potere stare all'aria aperta e di abitare un pianeta non vivibile a causa dei cambiamenti climatici e dell'inquinamento". Intanto la Banca Mondiale stanzia 200 miliardi per l'ambiente

Cambiamento climatico, per l'Iss sono rimasti solo 20 anni per salvare il pianeta

Il tempo per salvaguardare la salute del pianeta (e di chi lo abita) si sta esaurendo. Almeno secondo Walter Riccardi, presidente dell'Istituto superiore di sanità. Che, in occasione della presentazione alla stampa del primo Simposio internazionale Health and Climate Change, che si apre oggi a Roma, ha detto:"Non abbiamo più tempo. Ci restano solo due generazioni. Tra due generazioni i nostri figli e i nostri nipoti corrono il rischio di non potere stare all'aria aperta. Di abitare un pianeta non vivibile a causa dei cambiamenti climatici e dell'inquinamento". Infatti, gli effetti dei cambiamenti climatici sulla salute rischiano di avere un impatto ancora maggiore soprattutto per l'aumento della popolazione che, entro il 2030, dovrebbe raggiungere gli otto miliardi. E anche per la disponibilità delle risorse messe in pericolo dagli eventi estremi. Come ondate di calore, piogge intense e allagamenti costieri.

L'aumento delle temperature e ciò che ne deriva

Obiettivo del convegno, che si svolge nello stesso giorno in cui, in Polonia,a Katowice, circa 200 Paesi stanno discutendo dei Trattati di Parigi in occasione del Cop24, è quello di relizzare la prima Carta internazionale su clima e salute. "Le nostre sono previsioni collegate a una serie di fenomeni in atto", ha spiegato Ricciardi, "a partire dal riscaldamento globale, che porta a un aumento della temperatura con tutte le conseguenze che ne derivano". Il presidente ha specificato anche che dei 16 anni più caldi mai avuti dal 1880 (anno in cui si è iniziato a misurare la temperatura), 15 si sarebbero concentrate dal 2000 in poi, "un'accelerazione che, di fatto, sta già portando migliaia di persone a morire". Per diversi motivi.

Le conseguenze sulla salute

Secondo Ricciardi, prima di tutto, per "le ondate di calore che colpiscono l'apparato cardiocircolatorio delle persone fragili". E in relazione alle alte temperature, il presidente ha ricordato l'estate del 2003 che, da sola, provocò 70mila vittime. Ma per il medico è necessario "prestare attenzione anche alle conseguenze indirette, perché è il caldo a influrire sul ritorno delle zanzare e ciò comporterebbe la possibilità di contrarre, anche in Italia, malattie che prima si contraevano solo nei Paesi tropicali, come, per esempio, Chikungunya, la Dengue o la malaria". E la riflessione di Ricciardi tocca anche l'alimentazione: "L'alternanza tra siccità e inondazioni, per esempio, è un problema che in California, nel 2016, ha determinato carenze di alcuni prodotti agroalimentari. Se questo dovesse diventare un fenomeno stabile ci sarebbero grossi problemi di approvviggionamento". Secondo il medico, poi, "i danni sulla salute" provocati dai cambiamenti climatici non sono visibili all'istante ma sarebbero "devastanti". E l'ha definito "un olocausto a fuoco lento".

L'appello dell'ONU al Cop24

Intanto, le Nazioni Unite chiedono ai Paesi riuniti in Polinia di "fare molto di più" per limitare gli impatti. Ad aprire il meeting, l'allarme rosso recentemente pubblicato dall'Intergovernmental Panel on Climate Change. I numerosi disastri metereologici avrebbero già avuto un'influenza negativa sulla salute delle persone e sui raccolti. "L'impatto dei cambiamenti climatici non è mai stato maggiore", ha ammonito Patricia Espinosa, responsabile per il Clima dell'Onu. Gli osservatori temono che la maggior parte degli Stati, incoraggiati a rivedere i loro impegni per il 2020, aspetteranno un altro summit, convocato dal segretario generale delle Nazioni Unite nel settembre 2019 a New York, per mostrare i loro obiettivi.

Il tetto sforato e il "no" di Usa e Brasile

Gli accordi di Parigi, del 2015, limitavano l'aumento della temperatura a +2 gradi rispetto all'era preindustriale e, idealmente, a + 1,5 gradi. Eppure, gli impegni presi dai firmatari del trattato porterebbero all'inalzamento di +3 gradi. Secondo gli esperti del Giec, per rimanere sotto al +1,5 gradi, sarebbe necessario ridurre di circa il 50% le emissioni di Co2 entro il 2030. I membri del G20, esclusi gli Stati Uniti di Donald Trump, hanno riaffermato il loro sostegno all'accordo di Parigi. Soltanto Donald Trump ha ripetuto il suo rifiuto e il futuro presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha evocato un'uscita dal suo Paese anche dal patto climatico.

I fondi stanziati dalla Banca mondiale

Intanto la Banca Mondiale ha annunciato la mobilitazione di circa 200 miliardi di dollari di finanziamenti dal 2012 al 2015 per aiutare i Paesi in via di sviluppo a gestire le conseguenze dei cambiamenti climatici. Una cifra raddoppiata rispetto al periodo precedente.

L'aiuto della Banca mondiale sarà composto da 100 miliardi di dollari di "finanziamento diretto" della Banca Mondiale e di 100 miliardi di dollari, divisi tra circa un terzo di fondi diretti di due agenzie del Gruppo della Banca mondiale e due terzi di fondi privati mobilitati attraverso intermediari.

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