Capire la Russia, tra globalisti e sovranisti

L’assalto Usa all’Ucraina e l’attacco a Putin da parte della sinistra politicamente corretta. Ma anche troppo fascismo e antifascismo nel libro di Paolo Borgognone

Capire la Russia, tra globalisti e sovranisti

Alexandr Dugin ed Alain de Benoist, Marine Le Pen e Giulietto Chiesa, Matteo Salvini e Costanzo Preve. Passando per il leader ungherese Orban. Tutti uniti, nel libro di Paolo Borgognone, “Capire la Russia” (Zambon editore), nell’apertura nei confronti di Vladimir Putin e delle scelte strategiche di Mosca. Ovviamente i personaggi sono molto diversi tra loro, spesso per nulla in sintonia. Ma il giovane ricercatore piemontese, in un corposo volume di 680 pagine, analizza dichiarazioni e prese di posizione.

Un libro sicuramente di parte, e Borgognone non fa nulla per smentirlo, ma estremamente interessante poiché documentatissimo. Con ampio spazio dedicato, inevitabilmente, alla vicenda dell’Ucraina. Ed anche in questo caso affiorano documenti importanti, pressoché ignoti in Occidente. A partire dagli accordi sottoscritti ancor prima delle rivolte per consegnare a gruppi petroliferi americani la gestione e l’estrazione degli idrocarburi nel Donbass. La cui popolazione andava drasticamente ridotta, con espropri ed espulsioni. Ed altri accordi, sempre con gli Usa, riguardavano lo sfruttamento dell’agricoltura e delle altre risorse minerarie.

Ma “Capire la Russia” offre anche spunti esilaranti quando Borgognone racconta le vicende dei leader delle rivolte anti putiniane a Mosca. Lady elegantissime ed impellicciate, attente al look perché attraverso l’abbigliamento di marca intendevano offrire al sottoproletariato urbano l’immagine di un futuro da consumatori compulsivi anche in Russia. Leader che spariscono al momento delle vacanze nelle località più chic del pianeta.

Ampio spazio è dedicato all’Italia, con una informazione asservita ai voleri della lobby che sogna il pensiero unico e l’unico ordine mondiale. Con bordate contro il quotidiano La Stampa – ricordando le accuse di paranoia a Putin, colpevole di lavarsi tutti i giorni – ma con un esplicito apprezzamento per la correttezza del Giornale e di Fausto Biloslavo. Apprezzamento che, probabilmente, spiazza l’autore. Convinto che l’onestà intellettuale sia solo da una parte. E ad appesantire il volume è anche l’eccessivo e continuo riferimento al fascismo ed al nazismo. Comprensibile in Putin che si sente assediato e che deve raggruppare i russi contro l’offensiva internazionale. Ma ridicolo per quanto riguarda l’Italia, l’Ucraina, l’Ungheria.

Se Orban, in nome degli interessi di Budapest, supera l’aggressione sovietica del ‘56, sarebbe il caso che gli avvenimenti conclusi 70 anni fa non venissero tirati in ballo ogni volta

che fa comodo. Perché le analisi basate su fascismo ed antifascismo sono inadatte a spiegare l’attuale conflitto tra globalismo e sovranismo.

Alessandro Grandi
Think tank “Il Nodo di Gordio”
www.NododiGordio.org

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