Il dossier che inchioda Putin: cosa hanno fatto i russi

La missione degli esperti indipendenti dell'Osce ha rilevato violazioni del diritto internazionale umanitario da parte della Russia ma anche dell'Ucraina

Il dossier che inchioda Putin: cosa hanno fatto i russi

Stando alle prime indiscrezioni sul rapporto stilato nel corso della missione di esperti indipendenti dell'Osce per indagare gli sviluppi della guerra in corso, emerge che in Ucraina vi sono "chiari schemi di violazioni del diritto internazionale umanitario da parte delle forze russe nella loro condotta delle ostilità". Così si legge nel rapporto visionato dall'Ansa. L'Organizzazione ha dichiarato che vi sono "prove credibili" che "i diritti umani più fondamentali" siano stati violati. Il rapporto dell'Osce, quindi, conferma quanto il presidente Zelensky e il suo governo stanno denunciando dall'inizio del conflitto, nonostante da Mosca tutte le accuse vengano bollate con l'etichetta di fake.

Bisogna comunque specificare che l'oggetto di questa specifica indagine riguarda gli eventi dal 24 febbraio all'1 aprile. Ciò significa che nel rapporto non sono è stato incluso quanto accaduto nelle vicinanze di Kiev e a Bucha. Inoltre, l'Osce ha ha invitato la Russia a collaborare con la missione di esperti ma da Mosca sarebbe arrivato un rifiuto. Nel rapporto si legge che se le forze russe "avessero rispettato i loro obblighi" sanciti dal "diritto internazionale umanitario in termini di distinzione, proporzionalità e precauzioni negli attacchi" e riguardo a luoghi "particolarmente protetti come gli ospedali, il numero di civili uccisi o feriti sarebbe rimasto molto più basso".

Ovviamente, l'analisi dell'Ocse si è svolta a tutto campo, prendendo in considerazione le azioni di entrambe le parti coinvolte nel conflitto, tanto che gli esperti hanno individuato "alcune violazioni e problemi relativi a pratiche imputabili all'Ucraina" con particolare riferimento al "trattamento dei prigionieri di guerra". Viene anche sottolineato che "non è stato possibile confermare le accuse avanzate" da Mosca "secondo cui l'Ucraina e non le forze russe avrebbero causato alcune delle morti, ferite o distruzioni attribuite alla Russia dai media, dalle autorità ucraine e dalle ong" e "le violazioni commesse dalla Federazione russa sono di natura e portata di gran lunga più ampie".

In base a quanto emerso dalle ricerche effettuate nell'arco di tempo indicato, l'Osce non è stata in grado di concludere se "l'attacco russo all'Ucraina di per sé possa qualificarsi come un attacco diffuso o sistematico contro una popolazione civile" ma "ritiene che alcuni modelli di atti violenti" contro i diritti umani "che sono stati ripetutamente documentati, come uccisioni mirate, sparizioni forzate o rapimenti di civili, inclusi giornalisti e funzionari locali, possono soddisfare questa qualifica",

Tuttavia, conclude il rapporto, "qualsiasi singolo atto violento di questo tipo, commesso nell'ambito di un tale attacco e con la consapevolezza di esso, costituirebbe allora un crimine contro l'umanità". L'attività dell'Osce è invisa alle forze filorusse separatiste, che hanno invitato l'agenzia a cessare le sue attività sul territorio della repubblica popolare di Donetsk entro il 30 aprile.

Lo ha affermato questa mattina la ministra degli Esteri della repubblica separatista, Natalia Nikonorova, sul proprio canale Telegram, invocando il cambiamento degli accordi di Minsk. Il clima di tensione è sempre più alto e lo dimostra l'arresto di un funzionario dell'Osce da parte dell'autorità dell'autoproclamata repubblica popolare di Donetsk con l'accusa di "azioni illegali".

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