Coronavirus

Coronavirus, la variante inglese fa paura: "È più letale"

Al momento gli studi sulla mortalità sono ancora in fase preliminare, è stato però dimostrato che si diffonde più facilmente

Coronavirus, la variante inglese fa paura: "È più letale"

Gli scienziati del New and Emerging Respiratory Virus Threats Advisory Group, come riportato dalla Bbc, hanno lanciato l’allarme: la variante inglese del coronavirus “potrebbe essere più letale”. Subito è stato informato il governo di questa possibilità ancora tutta da verificare. Per il momento infatti gli studi sulla mortalità della variante inglese B117 sono ancora in una fase preliminare, mentre altri studi hanno già dimostrato che la variante inglese può diffondersi più facilmente ed è ormai arrivata ormai in più di 50 Paesi.

Variante inglese forse più mortale

Durante una conferenza stampa convocata per l’occasione, il ministro inglese Boris Johnson ha reso noto che la variante inglese del Covid-19, scoperta lo scorso dicembre a Londra e nel Sud-Est, e considerata più contagiosa di circa il 70% rispetto alle altre circolanti, potrebbe anche essere più mortale delle precedenti, con un tasso di mortalità maggiore. Il primo ministro ha però anche tenuto a sottolineare che al momento, gli studi condotti dimostrerebbero che i principali vaccini in commercio sono efficaci anche contro la variante. Ha inoltre aggiunto: "È in gran parte l'impatto di questa nuova variante che significa che l'Nhs è sotto una pressione così intensa".

Rispondendo alle domande della stampa, Johnson ha confermato che le restrizioni attualmente in vigore "sono considerate al momento come sufficienti" per combattere anche la variante inglese. Il governo al momento non starebbe considerando l’idea di allentare le misure, ma il prossimo 15 febbraio, come previsto, ci sarà comunque la revisione.

Il primo ministro non ha però escluso che potrebbero essere previste nuove restrizioni di viaggio per prevenire l'introduzione nel Paese di altre varianti potenzialmente pericolose, in particolare quella sudafricana e quella brasiliana.

Ma sembra esserci la conferma

Come riportato dalla Bbc, le prove arrivano da matematici che analizzano le tendenze nel numero di persone che muoiono con le nuove e le vecchie varianti. Inizialmente Sir Patrick Vallance, il principale consigliere scientifico del governo, aveva detto che le prove sulla letalità non sono ancora certe, sottolineando che “c'è molta incertezza su questi numeri e abbiamo bisogno di più lavoro per ottenere una gestione precisa, ma ovviamente è una preoccupazione che questo abbia un aumento della mortalità e un aumento della trasmissibilità". Adesso però un tweet lascia ben poche speranze. Infatti su Twitter Giorgio Gilestro, neurobiologo e docente all'Imperial College di Londra, ha riportato che “purtroppo le indiscrezioni sembrano confermate. La variante inglese B117 non è solo più contagiosa, è anche più letale: 30% in più".

Subito dopo, in un altro tweet, Gilestro ha reso noto che Wallace ha spiegato “che non c'è differenza di letalità tra gli ospedalizzati, ma c'è differenza di letalità tra i positivi e che l'incremento di rischio del 30-40% è comune a diverse fasce di età. La analisi non sono finali, ma la direzione per ora è questa". Intanto, nelle ultime 24 ore, il Regno Unito ha registrato 1.401 morti per la Sars-Cov-2 e 40.261 nuovi positivi. I nuovi decessi sono superiori a ieri e portano il totale dei morti a 95.981. Da tenere presente che il bollettino delle autorità sanitarie registra come morti Covid solo i soggetti deceduti entro 28 giorni dalla certificazione del contagio. In Gran Bretagna proseguono le vaccinazioni e, come riferito dal Guardian, fino a ieri, giovedì 21 gennaio, si sono registrate 5.383.103 persone che hanno ricevuto la prima dose di vaccino. Di queste, sono 466.796 quelle che hanno ricevuto anche la seconda dose.

Ospedali al collasso

In Gran Bretagna è record di pazienti Covid ricoverati e trasferiti in un'altra struttura sanitaria per mancanza di posti letto: molti ospedali sono infatti al collasso e un paziente su dieci che si trova nel reparto di terapia intensiva viene trasferito in un'altra struttura. Dall'inizio dell'anno sono già 392 i pazienti trasferiti ovvero, più del totale dei trasferimenti effettuati lo scorso mese di aprile, nel pieno della prima ondata.

Quasi sempre i trasferimenti avvengono in ospedali vicini, ma in alcuni casi i malati vengono mandati anche in strutture lontane, come per esempio, dal Kent alcuni pazienti sono stati trasferiti al Devon, a Bristol e Leeds.

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