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Cuba approva la nuova Costituzione, ritorna il riferimento al comunismo

Il Parlamento cubano ha approvato all'unanimità la versione definitiva della nuova Costituzione del Paese, nella quale rimane il riferimento al comunismo pur riconoscendo il ruolo del libero mercato. Prima delle sua eventuale entrata in vigore, il testo verrà sottoposto agli elettori tramite un referendum da tenersi il prossimo 24 febbraio

Cuba approva la nuova Costituzione, ritorna il riferimento al comunismo

Entro l'anno prossimo Cuba avrà finalmente una nuova Costituzione, a coronamento del periodo di transizione istituzionale che il paese caraibico sta attraversando da ormai un decennio, iniziato nel 2008 con l'abbandono del potere da parte di Fidel Castro e l'insediamento del fratello Raul. Nella giornata di sabato il Parlamento cubano ha approvato all'unanimità la versione definitiva della nuova Carta costituzionale, dopo il lungo processo di revisione popolare che aveva interessato la precedente bozza provvisoria presentata a luglio. Tra il 13 agosto ed il 15 novembre scorsi quasi nove milioni di cittadini cubani -più dell'80 per cento della popolazione, ai quali si sono aggiunti per la prima volta un milione e mezzo di cubani emigrati all'estero- hanno infatti potuto partecipare attivamente al dibattito pubblico in merito alle modifiche da approntare alla Carta, attraverso oltre 130 mila riunioni organizzate in scuole, università ed aziende nelle quali sono state avanzate ben 783.174 proposte di modifica. Una partecipazione collettiva imponente, che ha visto la riscrittura di più del 60 per cento dei 229 articoli di cui è composta la nuova Costituzione e che è stata lodata anche dall'attuale Presidente cubano Miguel Díaz-Canel, il quale nel discorso all'Assemblea Nazionale ha dichiarato: "Questo processo è una dimostrazione genuina ed eccezionale dell'esercizio del potere da parte della popolazione e quindi della natura marcatamente partecipativa e democratica del nostro sistema politico".

La Costituzione così riveduta e corretta sarà quindi sottoposta al voto dei cittadini per consentirne la sua effettiva entrata in vigore, attraverso un referendum popolare che si terrà nell'isola il prossimo 24 febbraio 2019. Una decisione questa che è stata vivamente criticata da numerosi intellettuali cubani, contrari all'utilizzo dello strumento referendario per la convalida di norme inerenti i diritti umani fondamentali, con particolare riferimento alle norme sul matrimonio contenute nel testo. Il filosofo e blogger cubano Harold Cárdenas Lema, pur esprimendo la sua preferenza per il Sì al voto di febbraio, ha tenuto a precisare: "L'articolo 82 sul matrimonio egualitario dovrebbe essere approvato tramite un decreto presidenziale, non attraverso un referendum che esonera lo Stato da ogni responsabilità e apre le porte all'omofobia conservatrice. Un paese sensibile ai diritti civili sa che queste cose non si possono sottoporre al voto dei cittadini".

Tra gli articoli della nuova Carta che più sono stati oggetto di discussione c'è stato infatti quello in merito alla definizione di matrimonio, che pur non menzionando esplicitamente le nozze omosessuali ha visto modificare la precedente formula in vigore dal 1976, passando dal matrimonio come "unione tra un uomo e una donna" a "unione tra due persone". A spingere fortemente su questo punto, che apre uno spiraglio a favore di una futura legge sul matrimonio gay a Cuba, è stata Mariela Castro Espín, figlia dell'ex Presidente ed attuale segretario del Partito Comunista Cubano Raul Castro, la quale ormai da molti anni si batte per il riconoscimento dei diritti delle persone Lgbt e per la prevenzione dell'Aids attraverso il Centro Nazionale per l'Educazione Sessuale, del quale è direttrice. La stessa Mariela, chiedendo di poter interrompere la seduta del Parlamento in cui si votava l'approvazione della Costituzione, ha rivolto un inedito gesto di affetto dei confronti del padre Raul, abbracciandolo pubblicamente e ringraziandolo per il suo esempio come genitore e come rivoluzionario. Tuttavia anche le norme sul matrimonio, inserite all'interno del cosiddetto Codice della Famiglia, dovranno essere sottoposte a referendum da parte dei cittadini entro i prossimi due anni.

Altro importante cambiamento rispetto alla precedente versione della Costituzione riguarda invece il riferimento al comunismo, reintrodotto all'interno del testo sia come obiettivo cardine della nazione cubana (l'impegno nella costruzione del socialismo e nell’avanzamento della societá comunista) sia stabilendo il primato dello Stato nel regolare l'economia e ribadendo il ruolo del Partito Comunista come guida del Paese. Al di la di questo, viene tuttavia riconosciuta l'importanza degli investimenti stranieri e del libero mercato ed introdotta la possibilità di poter accumulare beni attraverso l'esercizio privato, sempre però sotto l'egida dello Stato. Quest'ultima parte in particolare riflette i tentativi di Cuba di ritagliarsi uno spazio di sopravvivenza geopolitica che le consenta l'effettivo superamento dello shock economico dovuto al crollo dell'Unione Sovietica, evitando così politiche isolazioniste come quelle avvenute in Corea del Nord.

Nel testo viene inoltre sancito il limite massimo di mandati per il Presidente della Repubblica, ora ridotto a due della durata di cinque anni ciascuno, nonchè imposto il limite massimo di età per poter essere eletto presidente - cioè sessant'anni - e reintrodotta la figura del Primo Ministro, abolita nel 1976. Un ammodernamento che mira all'incentivazione del ricambio politico e generazionale, pur sempre in seno al monopartitismo comunista, dopo il regno quasi cinquantennale del Lider Maximo Fidel Castro e la decennale successione dinastica del fratello Raul, dimessosi nell'aprile di quest'anno in favore di Dìaz-Canel, primo Presidente nato dopo la Rivoluzione del 1959.

Sarà forse questa nuova Costituzione, figlia del contributo di tutti i cubani, a garantire futuro al Paese e a traghettarlo finalmente verso la piena democrazia.

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