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Disney si piega al politically correct: metà personaggi saranno gay

"Sono qui come madre di due bambini omosessuali, uno transgender e uno pansessuale". L'annuncio su zoom della dirigente della Disney circa la svolta "woke" del colosso

Disney si piega al politically correct: metà personaggi saranno gay

La Disney, così come tutte le altre multinazionali dell'intrattenimento, si piega sempre di più ai dogmi della correttezza politica e all'ideologia woke che dilaga negli States. Un dirigente dell'azienda ha infatti promesso "più inclusività" nelle produzioni del colosso, e che il gigante dell'intrattenimento lavora per far sì che i gruppi "sottorappresentati", come le minoranze razziali e la comunità Lgbtq, rappresentino "almeno il 50% dei suoi personaggi entro la fine dell'anno". Ad annunciarlo è Karey Burke, presidente della Disney's General Entertainment Content, la quale ha affermato che la società deve fare di più per rendere i suoi contenuti "più inclusivi" in ​​una call aziendale su Zoom, successivamente pubblicata su Twitter. "Sono qui come madre di due bambini omosessuali, in realtà", ha detto Burke durante la videochiamata diffusa sui social. "Un bambino transgender e un bambino pansessuale, e anche come dirigente". La call rientra nella campagna "Reimagine Tomorrow" della Disney, secondo il video pubblicato su Twitter martedì. Il colosso promette che il 50% dei personaggi regolari e ricorrenti del suo universo proverrà da "gruppi sottorappresentati" e dalle minoranze. Così facendo il colosso sposa l'ideologia "woke" dei liberal americani che sta investendo tutto il mondo dell'intrattenimento e della cultura.

Così la Disney si piega al politically correct

In realtà, non sarebbe corretto parlare di una vera e propria "svolta" per la Disney. Negli ultimi anni, infatti, la multinazionale ha deciso di sposare l'ideologia woke, prestando sempre più attenzione alle istanze delle minoranze e del mondo progressista in generale. Ad esempio, a ottobre 2020, Disney+ ha inserito un avvertimento all'inizio dei suoi classici dell'animazione sui contenuti stereotipati e razzisti, in riferimento ai vecchi classici come "Dumbo", "Peter Pan", "Lilli" e "Il vagabondo", "Il libro della Giungla". Non sia mai che questi capolavori possano offendere qualcuno, no? Nei suoi parchi a tema, inoltre, come ha spiegato un dipendente, la società ha eliminato l'uso di pronomi di genere la scorsa estate al fine di apparire più "inclusiva"."La scorsa estate abbiamo rimosso tutti i saluti di genere in relazione ai nostri discorsi dal vivo" ha osservato Vivian Ware, manager della diversità e dell'inclusione Disney. "Quindi, non diciamo più signore e signori, ragazzi e ragazze ma ciao a tutti o ciao amici".

Guerra al governatore della Florida

Come vi abbiamo raccontato lo scorso 9 marzo, attivisti Lgbtq e progressisti avevano preso di mira la Disney colpevole, a loro dire, di non essersi opposta con fermezza e convinzione, in Florida, al disegno di legge - ora approvato - che vieta la "discussione in classe sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere" nelle scuole primarie dello stato. Ebbene, a distanza di tre settimane la reazione dell'azienda c'è stata, ed è una vera e propria dichiarazione di guerra al governatore della Florida, Ron DeSantis. La Disney ha infatti contestato la legge e ha promesso di lottare per abrogarla. "Il nostro obiettivo come azienda è che questa legge venga abrogata dal legislatore o soppressa nei tribunali, e rimaniamo impegnati a sostenere le organizzazioni nazionali e statali che lavorano per raggiungere quest'obiettivo", ha affermato l'azienda in una dichiarazione.

DeSantis non l'ha presa affatto bene, e ha replicato sottolineando che la multinazionale dell'intrattenimento "ha superato ogni limite" nel criticare la legge che i liberal hanno ribattezzato "Don't say gay".

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