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L'ambasciatore Nelli Feroci: "Perché l'Europa cresce nelle crisi"

L'ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, analizzando la situazione della guerra in Ucraina, analizza gli sviluppi che ritiene "positivi" e si augura che la minaccia nuclare di Putin resti sul piano strumentale

L'ambasciatore Nelli Feroci: "Perché l'Europa cresce nelle crisi"

Ferdinando Nelli Feroci, ambasciatore, presidente dell'Istituto Affari Internazionali ed ex commissario in Ue, non ha dubbi: "l'Europa cresce nelle crisi". E il conflitto scatenato da Vladimir Putin in Ucraina ha consentito all'Unione europea di fare qualche passo in avanti decisivo - dice - in materia di compattezza. Tra i risultati raggiunti, e forse non rimarcati a dovere, pure il principio di equa distribuzione tra i rifugiati.

Ambasciatore, come giudica la risposta occidentale all'invasione di Putin?

"Dinanzi ad un 'offensiva così clamorosa e così intollerabile, ritengo molto positivo che Europa e Stati Uniti abbiano reagito in maniera solidale e convergente. E questo è tanto più positivo se si pensa che, solo qualche mese fa, come conseguenza delle modalità del ritiro americano dall'Afghanistan, la solidarietà transatlantica era apparsa in difficoltà. Il fatto che siano state decise iniziative comuni e che comunque esista una totale convergenza sulla condanna giustifica questa valutazione positiva. Bisogna anche tenere presente che, nel recente passato, gli europei avevano avuto non poche difficoltà nel definire una posizione comune nei confronti della Russia".

Quali sviluppi significativi devono essere presi in considerazione?

"Gli sviluppi, al momento, sono vari e diversificati. Il primo significativo sviluppo è la straordinaria resistenza sul terreno delle forze armate e delle milizie ucraine: Putin probabilmente non aveva messo in conto questa eventualità. Il secondo sviluppo - ripeto - è la reazione compatta degli occidentali, con le sanzioni ed un crescente isolamento politico-diplomatico della Russia. Le sanzioni stanno provocando difficoltà molto sere per la Russia sul fronte economico. Di particolare impatto è il congelamento delle riserve della Banca centrale russa in dollari e in euro. Ma c'è anche un ulteriore sviluppo, ossia la minaccia di Putin, neppure troppo velata, di ricorrere ad armi nucleari. Questo alza il livello del conflitto a livelli estremamente preoccupanti. C'è da augurarsi che la minaccia sia stata solo strumentale".

Poi c'è il fronte interno alla Russia.

"Sì, esistono anche altri due sviluppi che riterrei positivi: la prima è la reazione delle piazze in Russia, e la seconda é la notizia che alcuni degli oligarchi stanno prendendo le distanze dalle scelte di Putin. Se a Putin venisse meno il consenso sul fronte interno, soprattutto quello di chi ha in mano le leve dell'economia, si aprirebbe una fase di grande incertezza e instabilità per il Presidente russo. E poi va sottolineata la decisione dei Paesi della Ue di fornire equipaggiamenti militari, anche armi letali, con la possibilità che una parte di queste forniture possa essere finanziata con fondi europei. Sin tratta di uno sviluppo molto significativo nella direzione di politica europea difesa".

L'Unione europea si compatta pure sul fronte militare?

"Rispetto ad una crisi di questo tipo, di dimensioni così epocali, qualcosa che rimette in discussione equilibri geo-strategici in Europa, la UE, che ha risposto in modo efficace alla pandemia, non può sottrarsi alle sue responsabilità. E a questo punto deve sviluppare una dimensione di difesa. Il Cancelliere Scholz ha deciso di rompere indugi e di aumentare il bilancio tedesco per le spese militari: questo lascia sperare che la Germania assuma un atteggiamento più determinato su questo fronte. L'Europa potrà così contare anche sulla Germania per sviluppare una dimensione di difesa".

Dunque, c'è da attendersi un'Unione europea più compatta..

"In questi giorni è stata presa un'altra decisione molto importante: quella che ha riguardato la gestione dei flussi dei rifugiati. Per la prima volta, è arrivata una decisione unitaria di tutti i Paesi membri delle UE che si sono dichiarati disponibili ad accogliere rifugiati ucraini. E poi segnalo la seconda decisione che è quella di ripartire i profughi di guerra sulla base di quote nazionali. E' stato finalmente accettato il principio di solidarietà e di equa distribuzione dei rifugiati che in passato non riusciva ad imporsi. A testimonianza del fatto che l'Europa cresce nelle crisi".

La Von der Leyen e le altre alte cariche Ue hanno specificato che per l'ingresso dell'Ucraina in Ue esiste una procedura specifica...

"A mio avviso, le dichiarazioni di ieri della Presidente della Commissione vanno interpretate come una manifestazione di solidarietà nei confronti dell'Ucraina e non come una vera e propria proposta di adesione. E oggi, in un momento in cui si apre un difficilissimo dialogo tra russi ed ucraini, una proposta di un'adesione dell'Ucraina alla Ue non sarebbe tempestiva. Se non altro perché potrebbe essere interpretata come una provocazione da Putin.

Quindi credo che quella della Von der Leyen vada letta come una manifestazione di solidarietà e non una vera e propria proposta formale di adesione".

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